Ci sono storie che sembrano passare inosservate sotto ai nostri occhi, abituati come sono ai modelli economici e sociali del terzo millennio. Eppure sono storie che meritano di arrivare sotto i riflettori ed essere raccontate con delicatezza e dignità. È quello che ha fatto il regista iraniano Milad Tangshir nel nuovissimo Anywhere Anytime, gioiellino indipendente premiato alla Mostra del Cinema di Venezia. Il film mette in scena l’odissea di un rider a cui viene sottratta la bicicletta, l’unico e fondamentale mezzo per assicurarsi un futuro in un’Europa delle contraddizioni.
Anywhere Anytime: trama, cast, produzione
Anywhere Anytime non ha la pretesa di essere un moderno Ladri di Biciclette, eppure i parallelismi ci sono, eccome. Da una parte la Roma del dopoguerra, il lavoro precario da attacchino di un giovane Vittorio De Sica, la bicicletta simbolo di speranza e libertà nonché escamotage narrativo per tracciare un variegato affresco di umanità. Dall’altra l’Italia del 2024, il lavoro precario (e pericoloso) da food rider, la bicicletta emblema di emancipazione e ricerca di un posto nel mondo visto dalla prospettiva di chi nel suo mondo un posto non ce l’ha più.
Il protagonista è Issa (Ibrahima Sambou), immigrato illegale a Torino che si barcamena tra affari più o meno legittimi. Il meglio che riesce a trovare dopo essere stato licenziato è un lavoro come rider nel settore food-delivery. Tutto sembra andare per il verso giusto quando, durante un consegna, la bicicletta sparisce rubata da chissà chi. Iniziano così le peripezie del protagonista, alla ricerca dell’unico mezzo (in senso anche letterale) per la propria sopravvivenza.
Il film è stato girato interamente nel capoluogo piemontese con il sostegno del Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e di Film Commission Torino Piemonte. La produzione è di Vivo Film e e Young Film, sceneggiatura di Giaime Alonge, Daniele Gaglianone, Milad Tangshir. Gli altri interpreti sono Moussa Dicko Diango e Success Edemackhiota.
Ritratto di un rider
Il film è stato premiato alla Settimana Internazionale della Critica come miglior produzione indipendente. La motivazione, si legge nel comunicato, è la seguente: “Nel panorama del cinema italiano di oggi il film di Milad Tangshir rappresenta un esempio virtuoso di unione tra urgenza di raccontare una storia contemporanea ed esigenza di utilizzare le risorse produttive, senza sprechi e con la capacità di unire creatività, messaggio sociale e sostenibilità produttiva”.
Un premio che arriva in un momento critico di riflessione rispetto al tema di chi ci porta da mangiare. La professione del rider, sempre più precaria e sempre più controllata, quasi fosse un pezzo di una catena di montaggio cui occorre monitorare costantemente la performance, è diventata quasi distopica. Una rappresentazione del fenomeno in tal senso era già stata analizzata nella pellicola E noi come stronzi rimanemmo a guardare, regia di Pif con protagonista Fabio De Luigi.
Stavolta però abbiamo l’opportunità di osservarne un ritratto vero e fedele, con gli occhi di un protagonista finora inedito in Italia: nero, immigrato, illegale. A molti sembrerà una realtà lontanissima, eppure ci riguarda tutti. Anywhere Anytime esce al cinema il prossimo 11 settembre.