Francia: svanisce l’idea di non chiamare più carne la carne vegetale

In Francia viene sospesa (per ora) la legge che impediva alle alternative vegetali della carne di essere chiamate con la denominazione di "carne".

Francia: svanisce l’idea di non chiamare più carne la carne vegetale

Vi ricordate che in Francia era stata approvata la legge che impediva ai prodotti vegetali alternativi alla carne vera di essere chiamati hamburger o salsiccia? Ebbene, quella legge è stata sospesa. Per ora, a quanto pare, svanisce l’ipotesi di non chiamare più carne la carne vegetale.

Tutto per colpa delle scadenze: il periodo di adeguamento concesso alle aziende del settore era troppo risicato secondo il Consiglio di Stato, motivo per cui si è deciso a una sospensione sommaria urgente del decreto n. 2022-947 del 29 giugno 2022, quello che regolamentava l’uso di specifiche denominazioni utilizzate per indicare prodotti alimentari contenenti proteine vegetali.

carne vegetale

Il Consiglio di Stato, tramite l’ordinanza del 27 luglio 2022, si è reso conto che gli operatori del settore non avrebbero potuto ottemperare a quanto richiesto dal decreto entro la scadenza del 1 ottobre 2022. Per questo motivo ha deciso di sospendere l’attuazione del suddetto decreto.

Il decreto originale prevedeva che dal 1 ottobre 2022 non sarebbe più stato possibile usare termini specifici di settori tradizionalmente associati con la carne e il pesce per designare prodotti che non appartengono al regno animale.

Il problema è che per modificare il nome di un prodotto sono necessari diversi passaggi: bisogna sviluppare nuovi nomi (tipo: l’hamburger vegetale come lo chiamiamo? Discoide di proteine vegetali? E la salsiccia? Cilindro alternativo vegano commestibile?), realizzare sondaggi che coinvolgano i consumatori, depositare i marchi a tutela, produrre nuovi imballaggi ed etichette… Tutto ciò richiede parecchio tempo, soprattutto considerando che in questo periodo ci sono problemi di approvvigionamento di materie prime come cartone e plastica.

Con la sospensione del decreto, il Consiglio di Stato ha riconosciuto l’impossibilità per gli operatori di poter ottemperare ad esso nei tempi previsti dalla legge.