Gianfranco Vissani: “Vogliamo tornare a lavorare la sera”

Gianfranco Vissani protesta: i ristoranti devono tornare ad aprire di sera altrimenti affondano perché non incassano, ma le utenze continuano a pagarle.

Gianfranco Vissani: “Vogliamo tornare a lavorare la sera”

Gianfranco Vissani torna all’attacco e all’Adnkronos protesta: i ristoranti devono poter tornare a lavorare la sera, altrimenti rischiano di affondare. E questo perché da un anno non incassano, pur continuando a pagare le utenze.

Vissani si chiede cosa accadrà adesso che molte regioni sono tornate in zona gialla: chi ha avuto la forza di poter stare chiuso resisterà, chi non ce l’ha avuta chiuderà. E polemicamente riferisce a Di Maio che fra un po’ ci sarà anche a Gianfranco Vissani in coda per prendere il reddito di cittadinanza.

Lo chef chiede che i ristoranti possa tornare a lavorare soprattutto la sera, non di giorno. L’Italia deve potersi rimettere in piedi, ma se si continua così non ce la farà. Il Paese sta affondando, così non si va da nessuna parte.

Vissani ha poi ancora parole dure anche per quanto messo in campo dal Governo: lo chef lo accusa di non aver fatto nulla per i loro figli, questi debiti saranno sulle spalle dei nipoti. E questo perché non ci sono stati guadagni, ma le utenze continuano ad arrivare regolarmente e devono essere pagate. Da un anno il settore sta soffrendo, ma dal Governo sembrano non volersene rendere conto.

Lo chef poi parla della situazione nella sua regione, l’Umbria: per ora è ancora arancione, ma rischia di diventare rossa. Tuttavia, anche se riuscissero a riaprire, avrebbero comunque problemi seri: una regione piccola come l’Umbria non ha un movimento tale di uffici e lavoratori come succede nelle grosse città che a mezzogiorno vanno tutti a mangiare fuori in pausa pranzo. Inoltre sono penalizzati anche coloro che lavorano in campagna, i quali non hanno uffici vicini.

Infine Vissani conclude sostenendo che questo non è un gioco, c’è gente che rischia di morire di fame. E’ il momento di rimanere uniti perché altrimenti fra sei mesi tutti finiranno in fallimento. Ed è un problema che interessa tutte le categorie.