Gli USA potrebbero eliminare i limiti consigliati per il consumo di alcol

Un passo avanti e tre indietro oltreoceano, dove gli avvertimenti di scienza e medicina restano totalmente inascoltati.

Gli USA potrebbero eliminare i limiti consigliati per il consumo di alcol

Tira aria di dietrofront negli Stati Uniti riguardo la comunicazione sugli effetti nocivi dell’alcol. Indiscrezioni condivise dall’agenzia di stampa Reuters anticipano l’imminente pubblicazione di un aggiornamento alle linee guida ufficiali per la dieta degli americani, e l’approccio non è quello che ci aspetteremmo. Il nuovo documento, che verrà completato forse già entro la fine di giugno, si fa un baffo dell’avvertimento lanciato a inizio anno dal chirurgo generale degli Stati Uniti, che aveva avvisato sul legame tra il consumo di alcol e il rischio di sviluppare tumori.

L’inversione di marcia

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Altro che etichette apposite per avvertire i consumatori sui pericoli dell’etanolo: sei mesi dopo la diffusione delle raccomandazioni di Vivek Murthy, surgeon general degli USA, arriva un risvolto inaspettato. Piuttosto che migliorare la trasparenza delle etichette enologiche, il governo a stelle e strisce probabilmente rimuoverà del tutto le indicazioni sul consumo raccomandato per il nettare di Bacco & co.

Ad oggi, e fin dal 1990, oltreoceano si consiglia un consumo giornaliero moderato di vino, pari al massimo a un bicchiere per le donne e due bicchieri per gli uomini. Ma fonti anonime vicine a Reuters anticipano una probabile inversione di marcia.

Bere 35 bicchieri di vino al mese fa bene al cuore: siamo sicuri? Bere 35 bicchieri di vino al mese fa bene al cuore: siamo sicuri?

Piuttosto che delineare limitazioni più stringenti o quantomeno evidenziare i reali rischi legati alla bevanda intoccabile (approccio tipico anche e soprattutto qui nello Stivale, dove Lollobrigida ha demonizzato l’idea delle etichette di avvertimento), il governo Trump ha intenzione di lasciare alla libera interpretazione dei cittadini la riflessione sui potenziali effetti provocati dall’alcol.

Dietro questa decisione si celano anche colossi del settore quali Diageo e AB InBev (per intenderci, il gruppo dietro marchi come Stella Artois, Corona, Leffe…), che hanno fatto pressione sui decisori politici perché non mettessero i bastoni tra le ruote al commercio di alcol. Entrambe le aziende, stranamente, si sono rifiutate di commentare il dato a Reuters.