Pare che la Cina, entro la prima metà del 2022, si sarà accaparrata più della metà delle riserve mondiali di grano, mais e riso. Per quanto riguarda questo periodo dell’annata agraria, infatti, si parla del 69% delle riserve di mais (destinato all’alimentazione del bestiame), il 60% di quelle del riso e il 51% di quelle del grano.
Il che si tradurrà in rincari dei prezzi in tutto il mondo con annesse carestie. Almeno, questo è quanto ha affermato la Coldiretti basandosi sui dati del dipartimento americano dell’agricoltura, l’USDA, elaborati da Nikkei Asia.
Le quotazioni delle materie prime sono fortemente aumentate tanto da raggiungere i livelli massimi da più di dieci anni. A trainare i costi sono gli aumenti degli oli vegetali, dello zucchero e dei cereali.
Secondo i dati Coldiretti, basati sull’Indice FAO, i prezzi di questi prodotti a novembre 2021 hanno ricevuto un incremento del 27,3% rispetto a novembre 2020, con valore massimo raggiunto da giugno 2011.
I prezzi internazionali dei cereali sono aumentati del 23,2% rispetto all’anno scorso, quelli dei prodotti lattiero caseari del 19%, lo zucchero del 40% e i grassi vegetali del 51,4%. Inoltre, sempre secondo Coldiretti, in autunno i prezzi delle semine erano più che raddoppiati.
Il tutto sarebbe stato causato dalla pandemia da Covid-19, con annessi accaparramenti e speculazioni e dai cambiamenti climatici.