Guerra in Ucraina, prezzo del grano a livelli record

La crisi Ucraina-Russia e i venti di guerra aumentano ulteriormente il prezzo del grano, che arriva ai livelli record di 9 anni fa.

Guerra in Ucraina, prezzo del grano a livelli record

Il prezzo del grano, già salito vertiginosamente negli ultimi mesi, spinto dalla guerra tra Russia e Ucraina arriva a livelli record, pari a quello di 9 anni fa quando non a caso in molti paesi del Nordafrica ci furono le rivolte del pane.

“La guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese come l’Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori”, commenta il presidente di Coldiretti Ettore Prandini: “nell’immediato occorre quindi garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare”, ma lungo termine si auspica una maggiore autonomia produttiva per l’Italia.

I prezzi del grano sono balzati del 5,7% in un solo giorno raggiungendo il valore massimo da 9 anni a 9.34 dollari a bushel, sugli stessi livelli raggiunti negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti Paesi a partire dal nord Africa come Tunisia, Algeria ed Egitto che è il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da Russia e Ucraina. Il dato emerge dalla chiusura del mercato future della borsa merci di Chicago, punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole, con il rischio reale di speculazioni e carestie.

grano

L’ Ucraina – continua la Coldiretti –ha un ruolo importante sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (5° posto nel mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (7° posto al mondo) mentre la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale. La guerra potrebbe frenare le spedizioni dalla Russia e bloccare le spedizioni ucraine dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali con il rischio di inflazioni su beni di consumo primario.

L’Italia dal canto suo importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia peraltro che l’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota di poco superiore al 20% ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano.