Guida Michelin California 2022: c’è un nuovo ristorante con tre stelle

La Guida Michelin California 2022 is finally here: diamo un'occhiata alle new entry di questa nuova edizione.

Guida Michelin California 2022: c’è un nuovo ristorante con tre stelle

Nuovo giro, nuova corsa: la Rossa torna al consueto appuntamento in Cali, con gli ispettori che hanno trovato diciotto nuovi ristoranti meritevoli del tanto agognato vessillo – l’iconica stella. Una rapida occhiata alla nuova edizione della Guida Michelin California fa immediatamente saltare all’occhio la presenza di un nuovo locale a tre stelle, accompagnato da una lunga lista di stabilimenti che hanno guadagnato per la prima volta il piacere di poter cucire sulla propria uniforme la loro prima stella. Segnaliamo, infine, la presenza di due nuove Stelle Verdi, premio riservato a quei locali che hanno saputo distinguersi per il loro approccio sostenibile, e quindici Bib Gourmand, che premia invece il rapporto tra la qualità e il prezzo. Ma bando alle ciance: diamo un’occhiata alle nuove stelle del firmamento californiano.

Guida Michelin California 2022: il nuovo tristellato è…

San Diego è un gioiello sulla costa del Pacifico: spiagge, clima mite, le iconiche passeggiate costeggiate dalle file di palme… d’ora in poi, tuttavia, sarà anche casa di un nuovo ristorante con tre stelle: si tratta dell’Addison, creatura dello chef William Bradley dall’ormai lontano 2006, distintosi agli occhi (e soprattutto ai palati) degli ispettori Michelin per la sua cucina che mischia l’estro contemporaneo con la tradizione locale. Il menu degustazione è forte di presentazioni mozzafiato e arricchito dai sapori globali, e incarna perfettamente la filosofia gastronomica di Bradley che la Guida definisce “giocosa ma raffinata”.

Le new entry della Rossa, invece, sono tutte rigorosamente monostellate: partiamo da Los Angeles, dove troviamo il Camphor, guidato dai talentuosi chef Max Boonthanakit e Lijo George, che propone piatti di chiara ispirazione francese con una spolverata di spezie del sud-est asiatico e cocktail decisamente creativi; il Citrin, dove lo chef Ken Takayama offre un’abbondanza di prodotti stagionali californiani declinati secondo la tecnica francese; il Gwen, steakhouse che tratta carni allevate in maniera sostenibile da allevamenti partner locali; Hatchet Hall, con cucina a fuoco aperto che ben incarna lo spirito del meridione a stelle e strisce con un focus sui prodotti stagionali; il Manzke, che propone un menu degustazione di dieci portate con uno stile contemporaneo che fonde la tecnica francese con le influenze locali; il 715, regno dello chef Seigo Tamura giunto negli Stati Uniti con il sogno di giocare a basket e ora stella del sushi; il Kato, dall’offerta gastronomica creativa e bizzarra (nel senso buono) che sovente viene rivista sulla base dei capricci di chef Jonathan Yao; e infine il Sushi Kaneyoshi, dove gli ispettori segnalano soprattutto le ostriche della West Coast brasate nella soia e servite calde.

È stata una carrellata lunga, eh? Un attimo di respiro e poi siamo pronti a tuffarci nel resto: a Montecito troviamo il Caruso’s, il cui approccio prettamente stagionale e locale è stato premiato anche con la Stella Verde; a Sonoma ecco invece il Cyrus, che declina la cucina tradizionale californiana in un’esperienza “esuberante”; e in quel di Sacramento si è invece distinto il Localis, dove l’entusiasmo dello chef Christopher Barnum-Dann ha creato un ambiente intimo e caloroso. Ci spostiamo ancora a Napa, dove il ristorante Press ha ottenuto la sua prima stella grazie a una cucina che rispetta la tradizione e alla più grande collezione di vini locali al mondo; e a Paso Robles, dove The Restaurant at Justin fa dei prodotti locali, provenienti dalle vicinanze e dal frutteto di 150 alberi della proprietà, il suo cavallo di battaglia.

Ultima tappa a San Francisco, dove troviamo il Ssal, dove si preparano frutti di mare secondo la tradizione della cucina coreana e con una dedizione tipica degli artigiani; il San Ho Won, dove la cucina è forte di una tecnica raffinata che unisce il sapore tradizionale coreano a un senso di novità; l’Osito, che deve il suo nome al soprannome dello chef Seth Stowaway e si presenta come un locale rustico e caratterizzato da una cucina stagionale; e il Nisei, dove emerge il patrimonio dei figli nati in America da immigrati giapponesi.