Hong Kong: una catena di ristoranti pagherà 650mila dollari per far tornare a casa i dipendenti

A Hong Kong una catena di ristoranti pagherà il viaggio di ritorno a casa per i dipendenti che da marzo 2020 non vedono le loro famiglie.

Hong Kong: una catena di ristoranti pagherà 650mila dollari per far tornare a casa i dipendenti

La catena di ristoranti Black Sheep Restaurants di Hong Kong ha deciso di sborsare 650mila dollari per poter far tornare a casa i dipendenti che da marzo 2020 (o anche da prima) non vedono le loro famiglie.

A causa della pandemia da Coronavirus, molti dipendenti della catena da più di un anno non vedono la loro famiglia. Per esempio Amy Stott non vede i suoi genitori residenti a Manchester da giugno 2019.

Sandeep Arora, che ha moglie, figlio e genitori nella città di Jalandhar in India, non torna a casa da marzo 2020. Sabi Gurung, invece, è da due anni che non fa ritorno in Nepal: qui l’aspettano la madre, il padre e il suo cane.

Così ecco che il gruppo Black Sheep Restaurants ha deciso di lanciare una nuova iniziativa: potranno tutti tornare a casa con le spese e il viaggio più o meno pagati. Grazie allo stanziamento di 650mila dollari, più di 250 dipendenti potranno rivedere casa propria.

Hong Kong

Oltre ai soldi per i voli e per la serie di test Covid necessari, riceveranno anche delle settimane extra di congedo non retribuito per permettere loro di sottoporsi alla severissima quarantena negli hotel di Hong Kong (secondo le rigide restrizioni per poter entrare in città, infatti, tutti i residenti di ritorno devono trascorrere 2 o 3 settimane in quarantena negli hotel designati, a proprie spese).

Inoltre mentre saranno in quarantena, Black Sheep Restaurants consegnerà loro anche la cena tutte le sere, proveniente da uno dei 32 ristoranti della catena. Ovviamente, per il principio dello scambio equivalente, ci sarà un prezzo da pagare: questi dipendenti potranno sì tornare a casa, ma al ritorno dovranno comunque completare un anno di servizio.

Questo programma è stato ideato dai co-fondatori del ristorante, Syed Asim Hussain e Christopher Mark. Lo stesso Hussain è il primo ad ammettere che, forse, questa mossa è un po’ folle.

L’idea è venuta ai due dopo aver bevuto una bottiglia di vino di troppo. Il giorno successivo ne hanno parlato con i loro uomini d’affari: inutile dire che erano totalmente contrari.

Tuttavia, nonostante il parere avverso, Hussain e Mark sono andati avanti con il loro progetto. Amy Stott, una delle dipendenti, ha spiegato di aver trascorso gli ultimi 27 mesi a Hong Kong. A causa del Covid, è dovuta diventare più prudente con le spese semplicemente perché non sapeva cosa l’aspettasse dietro l’angolo. E questo senza considerare i costi per la quarantena e per i voli.

Anche Arora, manager del ristorante e sommelier, ha rivelato di non essere più tornato a casa da inizio pandemia. Tornare a Hong Kong dall’India vuol dire trascorrere 21 giorni in albergo.