I mestieri tradizionali della pesca sono candidati a Patrimonio Unesco

I mestieri tradizionali della pesca tutt'oggi in uso sono stati candidati a Patrimonio Unesco.

I mestieri tradizionali della pesca sono candidati a Patrimonio Unesco

I mestieri tradizionali della pesca, il saper fare del mare, sono candidati alla lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Il cammino non ufficiale ha in realtà radici più profonde, che risalgono al 2017 grazie all’iniziativa dei cosiddetti cosiddetti “Flag” (Fisheries Local Action Group), che poi perfezionarono la loro azione in un progetto unitario dal titolo Patrimonio Culturale della Pesca forte anche del FEAMP, il Fondo europeo per la politica marittima, la pesca e l’acquacoltura per il periodo 2014-2020. L’avvio della strada verso la candidatura effettiva, invece, è stato presentato nella giornata del 20 aprile in Camera di Commercio.

Mestieri della pesca come Patrimonio Unesco: tutti i dettagli della candidatura

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Entrando nei particolari è bene notare che la candidatura in questione riguarda tutte quelle tradizioni che sono ancora vive, tuttora portate avanti da artigiani che desiderano – e che fanno del loro meglio – che non vadano peste. Promotori dell’iter sono, come brevemente accennato in apertura di articolo, nove Flag distribuiti in sei regioni italiane, che hanno concordato una serie di attività di indagine e comunicazione per avviare ufficialmente l’iter di candidatura alla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco.

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La strada verso l’obiettivo finale è naturalmente lunga e tortuosa, e il successo è tutto fuorché garantito: pensiamo ad esempio a quanto accaduto un annetto fa circa, quando la candidatura del “‘Caffè italiano espresso tra cultura, rituali, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli” a Patrimonio Unesco fu infine bocciata dalla stessa Commissione nazionale.

Difficoltà a parte, il fronte pare unito e determinato dietro l’obiettivo “di far conoscere e rispettare il mare e il mestiere della pesca, e di divulgare il nostro prodotto, quindi il nostro pescato”, come ha puntualmente spiegato Antonio Paoletti, presidente del Flag GAC Friuli Venezia Giulia. Un secondo traguardo, come ha invece aggiunto Giovanni Dean, coordinatore del piano d’azione del Flag GAC Fvg “è anche quello di dare un nuovo impulso al settore pesca, ad esempio affiancando attività che possano suscitare un interesse a livello turistico”.

“Candidare all’UNESCO i mestieri della pesca significa sostenere un settore in difficoltà in termini di reddito, puntando al turismo” ha spiegato a tal proposito lo stesso Dean “da qui la necessità di costruire anche un’infrastruttura culturale insieme agli altri Flag italiani, con i quali individuiamo le tradizioni della pesca che si utilizzano ancora oggi”. Dopo la presentazione del progetto, al Teatro Miela è stato proiettato il documentario “Salsedine” che ripercorre storie, tradizioni e culture legate ai mestieri del mondo della pesca di diverse regioni: Abruzzo, Marche, Emilia-Romagna, Veneto Friuli-Venezia Giulia e Toscana.