Per gli appassionati vino e cibo italiani negli Stati Uniti l’amministrazione Trump non smette di essere portatrice di cattive notizie: non solo troveranno i loro prodotti made in Italy preferiti con prezzi più alti sugli scaffali dei negozi statunitensi, ma non potranno sfuggire ai rincari nemmeno portandosi qualche souvenir gastronomico direttamente dai loro viaggi.
Dal 29 agosto infatti, anche portarsi in valigia una bottiglia di vino o un pezzo di formaggio per goderseli in terra americana sarà oggetto di un tassa, e sulle pagine de “Il Messaggero” hanno fatto i conti, per capire quanto questi nuovi dazi impatteranno sul turismo.
La tassa sui souvenir
Chi vuole evitare batoste economiche dovrà limitarsi a un massimo di 200 dollari di beni personali trasportati in valigia, e anche spedire prelibatezze tramite pacco postale non servirà, anzi: il limite scende a 100 dollari. Superate queste soglie si applica un’aliquota del 15% su tutti i beni destinati a rimanere sul suolo Usa, compresi quelli che non sono destinati alla vendita, e la loro presenza nei bagagli valigia va dichiarata compilando un apposito modulo, il modulo 6095B, da consegnare all’arrivo in aeroporto alla Us Customs and Border Protection.
Per avere un’idea, un turista americano appassionato di Super Tuscan (sono in molti), o comunque in cerca di grandi etichette, pagherebbe per una bottiglia da 201 dollari una tassa di circa 30 dollari. Il quotidiano romano prosegue con gli esempi: un pezzo di Parmigiano Reggiano Dop stagionato del costo di 400 dollari nel trolley proprio, comporterà un dazio all’arrivo negli Usa pari a 60 dollari, così come una borsetta firmata del valore di 500 dollari implicherà una tassa da pagare di 65 dollari non appena toccato il suolo statunitense.
Questa nuova tariffa sulle spedizioni va a sostituire quella precedente, molto più generosa che permetteva l’ingresso duty-free per merce fino a un valore di 800 dollari. Per i prossimi sei mesi, sui pacchi postali si potrà applicare un dazio specifico forfettario, differenziato in base all’aliquota stabilita nell’Ieepa, International Emergency Economic Powers Act. Per l’Italia e altri Paesi Ue, che rientrano nelle aliquote inferiori al 16%, questo ammonta a 80 dollari.
Il primo risultato di questi nuovi dazi è che a calare non sono soltanto gli acquisti ma il turismo stesso, con i viaggiatori che, per evitare gli extra-costi legati al trasporto di beni nel bagaglio, stanno decidendo di rimandare i viaggi negli Stati Uniti.
Una tendenza confermata dai dati diffusi dal National Travel and Tourism Office: tra maggio e luglio di quest’anno si contano 108 mila arrivi in meno dall’Europa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e durante giugno, i visitatori provenienti da oltreoceano erano diminuiti del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2024, e il primo semestre 2025 ha visto un calo complessivo dell’1,2% di visitatori stranieri negli Stati Uniti.