Il fish and chips, il piatto più popolare del Regno Unito, potrebbe diventare un lusso

Gli stock ittici di merluzzo del Mare del Nord sono ai minimi storici, e si raccomanda la "quota zero" sulla pesca per il 2026.

Il fish and chips, il piatto più popolare del Regno Unito, potrebbe diventare un lusso

Uno dei pilastri della gastronomia popolare britannica, il fish and chips, sta attraversando un periodo davvero sfortunato: nel 2024 ha subito rincari del 50%, arrivando a un inaudito prezzo medio per porzione di dieci sterline, a causa di una tempesta perfetta che ha portato aumenti su energia, olio per friggere e materie prime, incluse le patate, vittime di un raccolto ai minimi storici.

Ora i problemi arrivano dall’ingrediente principale del piatto, il merluzzo del Mare del Nord, per il quale gli scienziati hanno lanciato un avvertimento senza precedenti, raccomandando una quota di “pescato zero” per il 2026. Questa drastica misura arriva dal Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (Ices), l’organismo che fornisce pareri scientifici per una pesca sostenibile.

“Quota zero” per il merluzzo

merluzzo

I dati sono impietosi e rivelano un crollo drammatico degli stock ittici: nell’ultimo decennio, la popolazione di merluzzo nella regione meridionale della “piattaforma settentrionale”, che comprende il Canale della Manica, il Mare del Nord fino alla Norvegia e le acque a ovest della Scozia, è diminuita del 61%, e la situazione non è migliore a ovest della Scozia, con un calo del 37%, così come nell’area al largo della Norvegia, che ha visto una riduzione del 23% dal 2015.

Le associazioni ambientaliste esprimono profonda preoccupazione, sottolineando come le decisioni politiche abbiano spesso ignorato i pareri scientifici. Hugo Tagholm, direttore esecutivo di Oceana UK, ha dichiarato che la scienza conferma che il merluzzo del Mare del Nord è in “grave pericolo di collasso”.

Il Mediterraneo è sovrasfruttato: le nuove quote pesca basteranno a salvarlo? Il Mediterraneo è sovrasfruttato: le nuove quote pesca basteranno a salvarlo?

Tagholm non usa mezzi termini: “i nostri avvertimenti sul rischio per molteplici popolazioni sono stati ignorati, e da allora abbiamo dovuto assistere impotenti mentre il governo del Regno Unito svendeva i nostri mari e le nostre comunità, permettendo alla pressione della pesca di aumentare incessantemente, con le più grandi navi industriali che hanno schiacciato le piccole imbarcazioni locali”.

Jonny Hughes, della charity Blue Marine, ha definito il collasso come prevedibile e inevitabile: “questo è il risultato diretto delle decisioni prese negli anni precedenti di dare priorità al profitto economico a breve termine per una manciata di compagnie di pesca in gran parte ricche, a spese dell’ambiente e del futuro a lungo termine delle comunità di pescatori”. Ha poi avvertito: “È quello che succede quando i gestori della pesca e i politici giocano alla roulette russa con una pistola carica”.

Il merluzzo del Nord era talmente a rischio che in Canada non si poteva pescare da trent’anni Il merluzzo del Nord era talmente a rischio che in Canada non si poteva pescare da trent’anni

Secondo Erica Finnie, attivista per gli oceani di Greenpeace UK, la situazione attuale è una prova evidente di una gestione fallimentare: “questa crisi dimostra che i nostri oceani sono gestiti per il profitto industriale commerciale, non per i piccoli pescatori, le comunità costiere e la protezione”.

Un portavoce del governo britannico ha affermato: “è importante che il Regno Unito, l’UE e la Norvegia si uniscano per affrontare le sfide della gestione di questo stock internazionale. Ci impegniamo a ricostruirlo a livelli sostenibili e a garantire la redditività a lungo termine della flotta britannica”. Le iniziative con cui verrà fronteggiata questa emergenza sono ancora tutte da vedere, intanto il futuro di uno dei pesci più diffusi anche sulle nostre tavole resta seriamente a rischio.