La dieta vegana non fa compromessi: nessun prodotto di origine animale, compreso il miele. Le ragioni sono tante, prima fra tutte la coerenza. Questo però non vuol dire che non si possano cercare alternative e possibilmente, grazie all’avanzamento tecnologico, puntare al miglioramento. Ci è riuscita più di altre una startup californiana, il cui lavoro sta rendendo il miele vegano sempre più convincente.
Le alternative vegetali
Perché i vegani non mangiano il miele? A prima vista le api mellifere non conducono un’esistenza tanto meschina quanto, che so, quella di bovini, maiali, polli allevati con metodo intensivo. Anzi, verrebbe da dire che a confronto le api sono protette, quasi coccolate. Ma non è tutto oro quello che luccica, proprio come all’interno di un barattolino non è detto che a splendere ci sia soltanto il miele.
Senza arrivare ai livelli industriali infatti, è quasi inevitabile che nella produzione di miele molte api restino ferite o addirittura muoiano. E se gli apicoltori artigiani hanno un controllo più lasso sugli sciami, lasciandoli liberi di succhiare il nettare dove preferiscono, nei grandi impianti non ci si può permettere questo lusso. Il miele industriale ha un metodo decisamente più fordista, in cui le api non vengono lasciate libere e sono nutrite a sciroppo di zucchero con contorno di antibiotici. Altro che millefiori.
I vegani fanno a meno del miele dunque, ma non rinunciano a prodotti alternativi vegetali. Fra i più utilizzati ci sono dolcificanti liquidi come succo di agave, sciroppo d’acero, melassa e malto. Un’altra categoria è rappresentata dalla pasta di frutta secca naturalmente dolce, come datteri o fichi. Fino ai cosiddetti mieli vegetali preparati a base di carruba, mela, limone.
Miele vegano perfezionato
In questo panorama entra MeliBio, startup californiana da poco acquisita dalla svizzera FoodYoung Labs specializzata nelle innovazioni in campo alimentare. Il prodotto di punta è Mellody, un miele vegetale perfezionato dal punto di vista di gusto e consistenza. Questo perché, a differenza delle alternative di cui sopra, Mellody è realizzato a tavolino. Proprio come se i fondatori Darko Mandich e Aaron Schaller avessero deciso di scomporre il prodotto miele e ricrearlo in laboratorio.
Si tratta di un mix di glucosio e fruttosio abbinato agli estratti botanici di piante come olivello spinoso, camomilla, trifoglio rosso, gelsomino, passiflora. In questo modo aroma e texture imitano in tutto e per tutto quelli del miele classico in un gioco intelligente di “trova le differenze”. Il risultato ha convinto addirittura Daniel Humm, chef del ristorante (ex novo) vegano a tre stelle Michelin Eleven Madison Park a New York City, che lo ha inserito fra i prodotti della linea Home.
La buona notizia è che non serve svenarsi allo stellato per assaggiare Mellody. Il prodotto è disponibile in diversi paesi UE ed extra come Austria, Svizzera, Regno Unito con nomi diversi a seconda del distributore. L’obiettivo è quello di raggiungere i 75mila punti vendita. “È stato un piacere trasformare il concetto di miele reale senza api in più di 400 località nel mondo” dice Schaller. “È incredibile ciò che si può realizzare unendo scienza innovativa e strategie aziendali collaudate”. In un futuro in cui le risorse (e anche le api) sono a rischio, meglio mettersi ai ripari.
Nell’acquisizione vengono cedute proprietà intellettuale e tecnologia di prima generazione, ovvero la ricetta e gli strumenti per realizzare il miele vegetale. Resta fuori dagli accordi la cosiddetta tecnologia di seconda generazione o fermentazione di precisione, un metodo che permetterebbe di creare una sostanza bioidentica a quella prodotta dalle api. “Perché il food tech possa prosperare, ha bisogno di radici profonde che solo aziende alimentari esperte possono offrire” ha dichiarato Mandich. “Con la lunga tradizione ed esperienza di FoodYoung, sono certo che questo sia l’ambiente giusto per far crescere e fiorire la missione di MeliBio”.