Il Peperone di Voghera diventa nuovo Presidio Slow Food

C'è un nuovo Presidio Slow Food: si tratta del Peperone di Voghera, ortaggio dalla storia antica, ma che adesso verrà tutelato

Il Peperone di Voghera diventa nuovo Presidio Slow Food

Dopo il Cacio di Genazzano, anche il Peperone di Voghera è diventato il nuovo Presidio Slow Food. Si tratta di un ortaggio dalla storia antica, che era molto diffuso fino alla metà del secolo scorso. Solo che una malattia fungina ne aveva ridotto tantissimo la produzione. Ma adesso, grazie a un lavoro di recupero, è tornato a rivivere nella zona fra Pavia e Alessandria.

Conosciamo meglio il Peperone di Voghera

peperone di voghera

La storia ci spiega che nel secolo scorso a Voghera la coltivazione di questo peperone era diffusissima. Questo anche perché la città era la sede di un noto mercato ortofrutticolo che esportava anche all’estero i suoi tipici peperoni verdi, maggiormente digeribili rispetto ad altre varietà.

Anche nei piccoli orti si trovavano sempre questi peperoni. Solo che a metà del Novecento, una micosi colpì le piante, riducendone la produzione. Ci sono voluti adesso 15 anni di duro lavoro per riuscire a recuperare i semi, ma ecco che adesso il peperone di Voghera è tornato a prosperare nella zona fra Pavia e Alessandria, diventando fra l’altro Presidio Slow Food.

Andrea Olezza, il referente dei sei produttori che fanno parte del Presidio, ha spiegato che il peperone di Voghera ha una forma cubica, con dimensioni fra gli 8 e i 12 cm ed è quadrilobato (anche se a volte presenta solo tre coste). Visto che questo peperone è verde chiaro, viene definito “bianco”. Quando matura diventa giallo, tendente all’arancione.

Ma in realtà è buono anche quando è verde. Per tale motivo viene raccolto due giorni prima che diventi giallo. Può essere consumato sottaceto, crudo, all’insalata, nel pinzimonio o anche per condire i risotti. Insomma, è abbastanza versatile.

La pesca “Bella” di Borgo d’Ale è diventata Presidio Slow Food La pesca “Bella” di Borgo d’Ale è diventata Presidio Slow Food

Olezza ha poi parlato del declino di questo peperone. Nel suo periodo d’oro veniva esportato anche in Germania e negli Stati Uniti. Solo che durante gli anni Cinquanta del Novecento, ecco che un fungo colpì le radici delle piante, facendole morire. La malattia si diffuse molto rapidamente, forse per colpa del fatto che veniva coltivato eccessivamente, sfruttando sempre gli stessi orti.

Per questo motivo, adesso, il peperone non viene mai messo nella stessa zona dell’orto per tre o quattro anni, con un sistema di rotazione annuale.

Il fungo in questione, il Fusarium, pose fine al periodo d’oro del Peperone di Voghera. Chi ne aveva la possibilità, però, spostò la sua coltivazione di qualche chilometro. Lo stesso nonno di Olezza, dopo essersi sposato, andò a vivere nella zona di Corana. Qui, nonostante il terreno più sabbioso, continuò a coltivare il Peperone di Voghera.

Dai semi del nonno di Olezza nel 2005 è partito il progetto di recupero di questo ortaggio. Insieme ai produttori del Presidio, all’Istituto tecnico agrario Gallini di Voghera, all’Istituto di Patologia Vegetale dell’Università di Milano e al Centro Ricerca Agraria di Montanaso Lombardo (Lodi), ecco che nel corso di alcuni anni è ripresa la produzione, la coltivazione e la commercializzazione del Peperone di Voghera.

Elisa Nervetti, referente Slow Food del Presidio, ha sottolineato come la Condotta Slow Food Oltrepò Pavese si sia occupata del Peperone di Voghera per più di un decennio, sia per quanto riguarda le ricerche scientifiche che per quanto concerne il coinvolgimento di nuovi produttori e la promozione del prodotto.

Adesso che il Peperone di Voghera è diventato Presidio Slow Food bisognerà far capire ai consumatori che questo peperone è buono anche appena raccolto, quando è verde. Al momento la zona di produzione del Peperone di Voghera comprende parte delle province di Pavia e di Alessandria, più precisamente il territorio che si trova vicino alle confluenze dei torrenti Scrivia, Curone e Staffora nel fiume Po.

[Crediti Foto | Oliver Migliore]