In parlamento stanno litigando per decidere se mettere il gelato in mensa

"Cono no, coppetta sì, la terra dei gelati" canterebbe Elio se scrivesse ora la sua più famosa canzone. C'è un tema scottante a Montecitorio: la presenza delle vaschette alla bouvette. E possibilmente, "artigianali", qualunque cosa intendano.

In parlamento stanno litigando per decidere se mettere il gelato in mensa

A volte le battute si scrivono da sole e, a costo di apparire scontate, la tentazione per che redige le notizie diventa troppo grande: il progetto per introdurre il gelato nella bouvette di Montecitorio sembrava ormai avviato, ma proprio in queste ore arriva un aggiornamento. La premier Giorgia Meloni non gradirebbe questa svolta dolce, e da lì a “gelo sul gelato” a “operazione congelata” è stato un attimo, e dobbiamo tutto alla penna di Alfonso Raimo dell’Huffington Post.

Freddure (visto? Troppo facile) a parte, la notizia è che i deputati che già pregustavano voluttuose spatolate di creme, capitanati da questore di Fdi Paolo Trancassini, promotore della proposta, a quanto pare rimarranno delusi: niente coppette per loro -e comunque i coni non sarebbero stati permessi in ogni caso- e le ragioni sono diverse.

Niente gelato a Montecitorio

Per Francesco Emilio Borrelli di Europa Verde, è più una questione di immagine, una concessione golosa troppo frivola e fuori luogo: “è uno sputtanamento” avrebbe dichiarato “noi parlamentari dobbiamo essere più spartani di Sparta”. E gli spartani, si sa, cenavano nell’ade, e mica coi sorbetti.

Ci sarebbe poi un’altra questione, un po’ più concreta: ovvero il banco. Sì perché le vaschette (e non carapine, o almeno così dicevano le prime indiscrezioni) andrebbero esposte nientemeno che sul bancone disegnato da Ernesto Basile, tra i maggiori esponenti del Liberty. Un intervento non così invasivo, certo, ma che richiederebbe quel minimo di  sollecitudine che da quelle parti fatichiamo a immaginare.

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Dal nostro punto di vista di osservatori del gelato italiano, c’era anche un’altra questione in sospeso, e non di poco conto: chi avrebbe fornito il prodotto? Sull’argomento si è sempre mantenuto il più stretto riserbo, se non che la scelta sarebbe spettata alla Cd Servizi, società in house della Camera dei Deputati, e nulla più.

Perché, sempre tra le voci iniziali si parlava di “gelato artigianale”, e lì il problema diventa stramba, altro che austerity e architettura: se ancora una legge che definisca cosa sia il gelato artigianale in Italia, con quali criteri potranno definire tale quello servito a Montecitorio? Lungi da noi alzare il ditino sul livello gastronomico dei pasti alla bouvette, dacché si auspica gli argomenti in campo, da quelle parti, siano di maggiore caratura, e le decisioni da prendersi indipendenti dalla qualità della digestione. Epperò viene da pensare che lo spazio mediatico dedicato all’operazione dell’onorevole gelato, nonché la notizia di per sé, sia orientata alla promozione del gelato artigianale stesso. E di quale gelato artigianale stiamo quindi parlando?

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A Roma e in Italia dei papabili fornitori di qualità non mancherebbero, ma se tra tutte le opzioni possibili la stessa premier che sembra aver messo il veto sul gelato alla bouvette scelse di insignire una rappresentante dell’industria come Carlotta Fabbri del titolo di “Maestro dell’arte della gelateria italiana”, è evidente che il rapporto di questo Governo col settore sia tutt’altro che orientato all’artigianalità.

Facciamo che il gelato artigianale a Montecitorio ci entrerà in tempi migliori, quando anche gli inquilini del palazzo avranno un’idea più chiara su cosa sia.