In quali formaggi si trovano più microplastiche?

Uno studio italiano ha trovato le microplastiche galleggiare nel latte e cristallizzate nei formaggi. Ma quali sono le tipologie meno contaminate?

In quali formaggi si trovano più microplastiche?

Titolo un po’ amaro, no? Come a dire: la domanda non è più SE nei formaggi si trovano le microplastiche, ma piuttosto in quali se ne possono trovare meno. Titolo amaro, per l’appunto: che lascia intendere una certa rassegnazione.

Le microplastiche sono dappertutto, e questo è ormai un luogo comune al pari de “il cibo ultraprocessato fa male“. Sono nella terra, negli oceani, nel cibo, nelle nostre arterie. Ce ne sono – ancora un po’ di ironia amara – più nele bottiglie di vetro che in quelle in plastica. Ora, uno studio dell’Università di Padova e pubblicato sulla rivista NPJ Science of Food le ha trovate galleggiare nel latte e cristallizzate nei formaggi. Sorpresi?

I formaggi più “plasticosi”

microplastiche

Il team di ricercatori ha esaminato 28 campioni di vendita al dettaglio, tra cui cartoni di latte, 10 formaggi freschi stagionati meno di un mese e 14 formaggi stagionati stagionati più di quattro mesi; e condotto i propri test in una “camera bianca di classe 7” così da ridurre al minimo le possibilità di contaminazione incrociata. Insomma: le microplastiche rilevate erano lì fin dall’inizio. What you see is what you get.

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Le microplastiche sono particelle di dimensioni inferiori a 5 mm derivanti dalla degradazione di imballaggi e materiali plastici di vario genere, e che ormai hanno piazzato tendà e acceso falò nel nostro organismo (dove hanno anche stretto amicizia con batteri come l’E. Coli, rendendola più pericolosa che mai). Gli scienziati hanno trovato particelle plastiche in 26 dei 28 prodotti presi in esame.

Al banco degli imputati il profilo con più presenze è quello del comunissimo PET, seguito da polietilene e polipropilene (frequentemente utilizzati negli imballaggi alimentari, ma non solo); con una densità di contaminazione decisamente maggiore nei campioni di formaggio. Quelli stagionati in particolare. 

I numeri parlano chiaro. Circa 1.857 particelle per chilogrammo nei campioni stagionati, contro i circa 1.280 particelle per chilogrammo dei colleghi freschi e le 350 particelle per chilogrammo nel latte: trattasi di una differenza che, per stessa lettura dei ricercatori, è da considerarsi significativa. Ma da dove arrivano?

L’ipotesi degli studiosi è che la contaminazione avvenga durante il processo di lavorazione dei formaggi stessi, a causa dei passaggi aggiuntivi coinvolti nella pressatura, nella stagionatura e nel confezionamento del prodotto; ma anche a causa degli involucri utilizzati per il trasporto o il packaging per la vendita al dettaglio.