Influenza aviaria: casi in aumento negli Stati Uniti, è il peggior focolaio dal 2015

Negli USA è allarme per l'influenza aviaria: i casi sono in aumento e si parla del peggior focolaio dal 2015.

Influenza aviaria: casi in aumento negli Stati Uniti, è il peggior focolaio dal 2015

È allarme negli Stati Uniti per quanto riguarda l’influenza aviaria: i casi sono in aumento e si parla del peggior focolaio dal 2015.

Secondo i funzionari sanitari locali, un ceppo molto letale di influenza aviaria sta devastando gli allevamenti di pollame lungo la costa orientale e nel Midwest. Tuttavia al momento non ci sono ancora segnalazioni di infezione nell’uomo, anche se gli esperti sono allerta per monitorare eventuali mutazioni del virus che potrebbero causare maggiori problemi.

Il Centers for Disease Control and Prevention ha dichiarato che il rischio per l’uomo è basso. Tuttavia le persone che sono state esposte a specie aviarie domestiche e selvatiche infettate dall’H5N1 saranno tenute sotto stretto controllo.

polli

A partire da febbraio, il virus H5N1 è stato rilevato in allevamenti industriali e all’aperto in almeno 17 stati, secondo i dati forniti dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Per questo motivo circa 50 milioni di volatili sono stati macellati o sono morti. La diffusione della malattia è strettamente collegata alla migrazione degli uccelli selvatici che sorvolano gli stormi di uccelli domestici e che trasmettono il virus attraverso le feci.

La preoccupazione del CDC è che la continua circolazione del virus fra gli uccelli possa dare all’H5N1 maggiori possibilità di mutare, diventando così più rischioso per le persone.

Dal 2015 a oggi sono stati segnalati casi sporadici di influenza aviaria negli esseri umani: nella maggior parte dei casi si trattava di persone che sono state esposte in maniera prolungata al pollame infetto. La paura, però, è che un ceppo maggiormente virulento possa fare il salto di specie, passare negli esseri umani e poi da acquisire la capacità di infettare direttamente fra di loro le persone.

Il problema è che quando l’influenza aviaria infetta le persone può arrivare a un tasso di mortalità del 60%. La buona notizia, però, è che il virus che attualmente circola negli USA (probabilmente arrivato dall’Europa) difetta di quelle mutazioni che in passato hanno provocato il salto di specie.

Nel frattempo le aziende agricole degli USA stanno adottando tutte le misure del caso per aumentare la biosicurezza. Nel South Dakota, per esempio, sono stati da poco uccisi 200mila uccelli infetti.

Non appena le autorità sanitarie individuano un possibile caso di influenza aviaria, ecco che scatta la zona di quarantena, impedendo la movimentazione degli animali e dei prodotti a base di pollame. Fra le norme consigliate per ridurre il rischio di infezione negli uccelli ecco che le autorità governative ricordano di:

  • evitare le fuoriuscite di mangime per non attirare gli uccelli selvatici
  • impedire in ogni modo il contatto fra uccelli domestici e uccelli selvatici (incluse le loro deiezioni)
  • segnalare prontamente uccelli malati o decessi insoliti