Influenza aviaria: casi in aumento nell’Inghilterra orientale, è il più grande focolaio di sempre

L'influenza aviaria torna ad alzare la cresta nell'Inghilterra orientale e si parla del più grande focolaio di sempre.

Influenza aviaria: casi in aumento nell’Inghilterra orientale, è il più grande focolaio di sempre

Nell’Inghilterra orientale tornano ad aumentare i casi di influenza aviaria e il Departmento for the Environment, Food and Rural Affairs (il Defra) parla del più grande focolaio mai registrato. Nel Norfolk, nel Suffolk e in parte dell’Essex sono scattate le zone di protezione, con più di 150 casi confermati dalla fine di ottobre 2021.

Attualmente la parte orientale dell’Inghilterra ha 11 focolai attivi: questo vuol dire che chiunque detenga volatili all’interno delle zone di protezione definite dal Defra deve seguire rigorose misure di biosicurezza. L’influenza aviaria sta danneggiando gli allevamenti di volatili inglesi da circa 12 mesi. Diffusasi attraverso gli uccelli selvatici, questa volta non sembra voler andare via: in passato, infatti, arrivava con gli uccelli migratori, salvo poi scomparire una volta che questi tornavano a nord.

galline

Il problema è che l’Inghilterra orientale ospita più di un quinto degli allevamenti di pollame e produce circa il 41% dei tacchini del paese. Il motivo per cui adesso l’epidemia è fuori controllo è perché il virus è attecchito nella popolazione di uccelli indigeni. E tutto ciò mentre non sono ancora arrivati gli uccelli migratori da zone come la Siberia: gli allevatori sono terrorizzati da ciò che accadrà quando nel paese cominceranno a migrare un gran numero di anatre e oche.

Visto che le misure adottate nelle zone di protezione non sembrano funzionare al 100%, ecco che adesso gli agricoltori chiedono di poter vaccinare tutti i loro polli. Già, fosse facile: il Defra non consente agli allevatori di usare questi vaccini. E il virus intanto dilaga, coinvolgendo non solo gli uccelli selvatici e quelli d’allevamento, ma anche quelli degli zoo.

Gli allevatori sottolineano come, anche applicando rigorose misure di biosicurezza, sia impossibile fermare gli uccelli che volano, che atterranno sui loro allevamenti o che defecano sui tetti. Nel frattempo, nella zona, un sacco di tacchini sono già stati abbattuti, nonostante fossero stati messi al riparo dentro edifici chiusi. Il che vuol dire che questo impatterà anche sulla cena di Natale e sull’approvvigionamento alimentare a lungo termine: molti allevatori si rifiutano di ripopolare i loro allevamenti a causa del rischio associato all’epidemia ancora attiva.

Ma perché Defra non consente di vaccinare? Beh, non ha rilasciato una vera e propria dichiarazione in merito, ma ha spiegato che, sebbene questi vaccini riducano la mortalità, ecco che alcuni uccelli vaccinati sarebbero comunque stati in grado di trasmettere la malattia nel caso si fossero infettati, pur manifestando sintomi. Il che creerebbe problemi, aumentando il tempo impiegato per rilevare e sradicare il virus. Chissà perché questa cosa mi ricorda un’altra pandemia che ha di recente colpito l’essere umano.