Influenza aviaria: nel Regno Unito arriva nei mammiferi, colpite volpi e lontre

Ancora influenza aviaria nel Regno Unito: mentre le autorità attendono la nuova ondata, ecco che sono stati segnalati casi anche nei mammiferi, in particolare in volpi e lontre.

Influenza aviaria: nel Regno Unito arriva nei mammiferi, colpite volpi e lontre

Torniamo nel Regno Unito perché mentre qui si teme una nuova ondata di influenza aviaria, ecco che adesso arriva la notizia che il virus è arrivato a colpire anche i mammiferi. Sono diversi, infatti, i casi di influenza aviaria segnalati in volpi e lontre.

Influenza aviaria: in UK colpite anche volpi e lontre

lontre

Secondo i dati della BBC, il virus dell’influenza aviaria ha portato a morte circa 208 milioni di uccelli in tutto il mondo, con 200 casi segnalati nei mammiferi. Gli enti di sanità pubblica hanno avvisato tutti: la mutazione che permettere al virus di infettare anche i mammiferi potrebbe facilitare il passaggio negli esseri umani. Tuttavia sostengono che il rischio sia molto basso.

Solo che adesso nel Regno Unito hanno deciso di effettuare test più mirati sia sugli animali che sugli esseri umani esposti al virus, implementando anche i sistemi di sorveglianza sanitari.

L’UKHSA, l’Agenzia britannica per la sicurezza sanitaria, ha sottolineato che l’influenza aviaria è principalmente una malattia degli uccelli. Tuttavia gli esperti di tutto il mondo sono in allerta e stanno valutando il rischio che possa trasmettersi ad altre specie.

In realtà il virus H5N1 è già stato trovato in tutto il mondo in una serie di mammiferi, fra cui orsi grizzly in America e visoni in Spagna. Senza dimenticare, poi, le segnalazioni in delfini e foche.

Nel Regno Unito, l’APHA, l’Agenzia per la salute degli animali e delle piante, ha testato 66 mammiferi, incluse alcune foche e ha scoperto che nove lontre e volpi erano positive al ceppo più patogeno dell’influenza aviaria.

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Casi positivi sono stati trovati a Durham, nel Cheshire e in Cornovaglia in Inghilterra; a Powys nel Gallese; nelle Shetlande, nelle Ebridi e su Fife in Scozia. L’ipotesi più accreditata è che questi animali si siano infettati dopo essersi nutriti di uccelli selvatici morti o malati. Si è anche visto che queste volpi e lontre presentavano una mutazione del virus che potrebbe rendere più facile l’infezione nei mammiferi, anche se non c’erano prove della trasmissione diretta fra mammiferi.

Ian Brown, professore e direttore dei servizi scientifici dell’APHA, ha dichiarato che un uccello selvatico malato o morto contiene un’enorme quantità di virus. I mammiferi che predano uccelli morti o malati sono esposti a grandi quantitativi di virus. Questo fa sì che venga offerta al virus la possibilità di contagiare una popolazione ospite che normalmente non sarebbe il serbatoio preferenziale.

Brown ha anche aggiunto che la task force nazionale che si occupa dell’epidemia di influenza aviaria in Gran Bretagna sta ora intensificando la sorveglianza dei casi nei mammiferi, analizzando anche il genoma del virus. La cosa notevole è che tutto è causato da un singolo ceppo. La sua paura è che l’influenza aviaria possa diventare una pandemia come successo con il Covid-19.

Al momento il virus non ha ancora acquisito la capacità di diffondersi direttamente fra gli esseri umani: negli ultimi venti anni nell’uomo sono stati segnalati 870 casi di infezioni umane, di cui 457 mortali. Solo che i virus influenzali mutano di continuo, motivo per cui l’OMS li sta monitorando attentamente.