Se vi dovessimo chiedere di tracciare una lista di luoghi in cui vi piacerebbe fare un picnic siamo certi che i posti più gettonati sarebbero il classico prato profumato, la spiaggia soleggiata o magari una cresta di roccia in montagna, che domina il panorama sottostante. Poi chiaro, ci sono i golosi alternativi che sparerebbero robe tipo “sulla bocca di un vulcano” o altre fantasticherie, ma siamo certi che nemmeno questi ultimi finirebbero per suggerire “il relitto arrugginito di uno yacht appartenuto a Saddam Hussein, che fa capolino dalle acque di un fiume nel Sud dell’Iraq”.
“Questo fine settimana picnic: ma l’antitetanica l’abbiamo fatta tutti?”
Ecco, a volte la realtà finisce per superare qualsiasi forma di fantasia – anche quella dei golosi più alternativi, per l’appunto. Semisepolto in un fiume iracheno, lo scheletro di uno yacht appartenuto a Saddam Hussein è diventato la meta di turisti e pescatori che sono soliti arrampicarsi a bordo per fare un bel picnic e bere del tè. Ci chiediamo se, quando fu costruito negli anni ’80 come simbolo concreto del potere e della ricchezza del dittatore, qualcuno abbia anche solo provato a immaginare che qualche decennio più tardi sarebbe diventato un hotspot per godersi panini e insalate in compagnia.
“Quando era di proprietà dell’ex presidente naturalmente nessuno poteva avvicinarsi” ha spiegato ai microfoni di Reuters Hussein Sabahi, pescatore che ha il vizio di concludere le lunghe giornate di lavoro gustandosi una tazza di tè fumante a bordo del relitto. “Non posso credere che appartenesse a Saddam e che ora posso salirci quando voglio”.
Gli ultimi istanti “di vita” dello yacht furono decisamente movimentati: Hussein aveva dato ordine alla barca (sulla quale, per di più, non era mai riuscito a salire a bordo) di lasciare il suo ormeggio a Umm Qasr per essere custodito a Bassora poche settimane dopo l’inizio dell’invasione militare. Siamo nel marzo del 2003: le forze guidate dagli Stati Uniti decidono di prenderlo di mira e, una volta cessato il fuoco, finiscono per lasciarlo a cadere in rovina nel fiume Shatt al-Arab.
Da allora sciacalli e cacciatori di tesori lo hanno saccheggiato portando via tutto ciò che fosse di valore, lasciando poco più di uno scheletro destinato ad arrugginirsi al sole prima del suo insospettabile risorgimento come meta per picnic. L’opinione pubblica irachena è che il relitto dovrebbe essere preservato e ristrutturato, ma i governi che hanno seguito Hussein non hanno stanziato fondi per recuperarlo.
“Questo yacht è come un gioiello prezioso, un capolavoro raro che vorresti tenere al sicuro in casa” ha commentato Zahi Moussa, un capitano di marina che lavora al ministero dei trasporti iracheno. “È peccato che sia stato abbandonato in questo modo”.