Juice Plus e la battaglia di Selvaggia Lucarelli contro la dieta piramidale

Juice Plus e la battaglia di Selvaggia Lucarelli contro la dieta piramidale

Selvaggia Lucarelli contro la dieta piramidale di Juice Plus. La battaglia era iniziata quest’estate, a colpi di articoli e post social: la giornalista Selvaggia Lucarelli, con un articolo su Il Fatto Quotidiano e un post sulla sua pagina Facebook, aveva iniziato a porsi qualche domanda sul fenomeno “Juice Plus”, un sistema di marketing multilivello molto attivo sui social.

Da lì, si era scoperchiato un vaso di pandora le cui dimensioni avevano sbalordito la stessa Lucarelli, che si era trovata da un lato inondata di messaggi di ex venditrici (25mila testimonianze, scrisse la giornalista), e dall’altro ricoperta di più o meno velati insulti da parte di chi ancora collaborava con l’azienda.
Ma qual era il “juice” della questione?

Juice plus vendeva sostanzialmente prodotti alimentari dimagranti (miscele, tisane, minestre, integratori), e promuoveva una dieta sana dai risultati miracolosi e uno stile di vita vincente. Il tutto, tramite network marketing, ovvero “arruolando” venditori e venditrici a cui dare indicazioni su come divulgare il messaggio legato al marchio, ovvero la capacità di essere “unstoppable”.

Dove sta il problema, direte voi? Il problema sta nelle dinamiche di vendita, non sempre chiare e non sempre corrette (molti i casi di “prima e dopo” sbugiardati dalla stessa Lucarelli), e soprattutto in un network di vendite che, secondo le indagini della Lucarelli, era molto simile a un sistema piramidale, vietato dalla legge italiana.

Un polverone sollevato dalla Lucarelli e documentato con dovizia di particolari che, alla fine, si sono dimostrati fondati: l’antitrust ha infatti sanzionato The Juice Plus Company srl per un milione di euro, esaminando “una forma di marketing occulto realizzata principalmente tramite pagine e gruppi segreti Facebook, consistente nel non rendere palese che i venditori dei prodotti JuicePlus agiscono nel quadro della propria attività commerciale, i quali, al contrario, si presentano falsamente sotto la veste di consumatori” e accertando “l’ingannevolezza delle informazioni diffuse con riguardo alle caratteristiche principali dei prodotti e dei risultati che si possono attendere dal loro utilizzo, soprattutto in termini di efficacia dimagrante e curativa, promettendo che con l’assunzione dei prodotti in esame sia possibile guarire da talune patologie o ottenere notevoli cali ponderali in poco tempo”.

[Fonte: AGCM]