La nuova politica agricola europea fa arrabbiare gli ecologisti: c’è davvero un rischio?

FederBio, Greenpeace e Wwf non apprezzano la proposta per la riforma della PAC 2028-2034, che lascia più poteri decisionali agli stati membri.

La nuova politica agricola europea fa arrabbiare gli ecologisti: c’è davvero un rischio?

È stata presentata alla Commissione Europea la proposta di riforma della PAC, Politica Agricola Comunitaria, per il periodo 2028-2034, e dire che ha suscitato perplessità sarebbe un eufemismo.

A scagliarsi contro le nuove regole, soprattutto quelle sulla destinazione dei finanziamenti, è un fronte comune di associazioni a partire da IFOAM Organics Europe, Federazione internazionale dei movimenti per l’agricoltura biologica, FederBio, WWF e Greenpeace.

Cosa non convince della nuova PAC?

Agricoltura

Oltre al taglio del 21% sul budget, che lascerebbe comunque disponibili 300 miliardi di euro, la novità più impattante è il maggior potere decisionale lasciato agli stati, invece della ricerca di una politica unitaria europea più forte, che metta il vecchio continente nelle condizioni di poter meglio resistere alla concorrenza mondiale. Una scelta che lascia ai singoli membri anche le decisioni sul finanziamento delle misure agroambientali, mentre dall’UE il bilancio sarebbe destinato esclusivamente al sostegno al reddito sotto forma di pagamenti a superficie.

Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio, non usa mezzi termini: “riteniamo questa proposta sulla PAC un grave passo indietro sul fonte della sostenibilità e della transizione verso modelli agroecologici”.

Richiesto lo stop ai finanziamenti PAC per gli allevamenti intensivi: l’UE ascolterà? Richiesto lo stop ai finanziamenti PAC per gli allevamenti intensivi: l’UE ascolterà?

E prosegue: “senza un chiaro orientamento alla sostenibilità si rischia che la Pac generi una pericolosa corsa al ribasso tra gli Stati, con conseguenze gravi per la sovranità alimentare e un progressivo disimpegno dalle politiche ambientali. Puntare sull’agricoltura biologica offre benefici d’interesse collettivo come la tutela della salute e della biodiversità, una migliore redditività, una maggiore occupazione femminile, il rilancio delle aree rurali. Per questo chiediamo che i fondi Pac siano vincolati in modo chiaro alla protezione ambientale, alla lotta al cambiamento climatico e al benessere animale, a sostegno di un’autentica transizione ecologica”.

La problematica del vedere fondi non più destinati alle questioni ambientali è sottolineata anche da Greenepeace: “attualmente, la Pac destina circa un terzo dei suoi fondi a iniziative ambientali e di lotta al cambiamento climatico, mentre la nuova proposta abbandona ogni forma di garanzia su questi investimenti, affidando agli Stati membri la piena discrezionalità nell’allocazione delle risorse. In sostanza, potrebbero essere azzerati i contributi destinati all’agricoltura verde, compromettendo la tutela del nostro territorio, della biodiversità e la lotta contro lo spopolamento delle campagne”.

A chiudere il coro di proteste è il Wwf, che pone l’accento sui danni di un’agricoltura non attenta all’ambiente: “la riforma della Pac proposta dalla Commissione UE ignora la gravità e urgenza delle crisi ambientali in atto e non prevede interventi seri e concreti per proteggere le nostre acque dall’inquinamento causato dai fertilizzanti chimici, dai pesticidi, dagli allevamenti intensivi o per rallentare la perdita di impollinatori e la perdita di sostanza organica e biodiversità dei suoli agricoli”.