La scienziata alimentare Raquel Gómez ha guardato una tortilla al microscopio e ci ha visto una piccola possibilità di lottare contro la fame nel Sudamerica. Questo disco di farina, tanto popolare in Paesi come il Messico e versatile nel suo utilizzo quotidiano, pone di fatto un problema per gli individui meno abbienti: il suo breve periodo di conservazione. Il team di ricerca di Gómez, però, ha individuato un modo per ovviare all’inconveniente.
Una tortilla da laboratorio
Simbolo di un’intera cultura culinaria, la tortilla – tradizionalmente realizzata con farina di mais – in America Latina rappresenta un ingrediente economico, nonché di facile reperimento e utilizzo, dal consumo quotidiano o quasi. Gran parte delle persone in quest’area del mondo prepara le proprie tortillas in casa o le acquista dalle botteghe locali.
Il problema con questo disco panificato è la sua breve conservazione: le tortillas fresche, infatti, andrebbero tenute in frigo e consumate nel giro di pochi giorni. Ma l’elettrodomestico appena citato è un lusso che non tutti possono permettersi. Il team di ricerca guidato dalla scienziata alimentare Raquel Gómez, dell’Universidad Nacional Autónoma de México, ha pensato proprio a questi individui quando ha messo a punto una ricetta speciale per prepararla.
Si tratta di una tortilla capace di resistere anche per diverse settimane fuori dal frigo senza deteriorarsi: un grande passo avanti contro la malnutrizione che in Messico (e zone limitrofe) tocca percentuali notevoli. Circa il 14% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione cronica, dato che tocca il 27% nelle comunità indigene. Il prodotto realizzato da Gómez & co., anche se ancora non disponibile in commercio, è un’innovazione in tal senso.
A permettere la conservazione prolungata anche a temperatura ambiente sono i probiotici, microrganismi che ritroviamo nello yogurt e in altri alimenti fermentati. Questi consentono inoltre di dare vita a una tortilla priva di conservanti, che la rende ancora più salutare.