La storia del gelataio emiliano che salvò gli ebrei, da raccontare ai bambini nel Giorno della Memoria

Il "Gelataio Tirelli" è uno dei libri con cui si può raccontare ai più piccoli l'orrore dell'Olocausto: una bella storia italiana di cui dovremmo andare orgogliosi.

La storia del gelataio emiliano che salvò gli ebrei, da raccontare ai bambini nel Giorno della Memoria

Come raccontare gli orrori della Seconda Guerra Mondiale ai bambini? Se lo chiedono tanti genitori. Personalmente, ho sempre pensato che dovessero conoscere tutta la Storia, fin da subito, per capirne la gravità e immagazzinarne gli insegnamenti. La pedagogia, in realtà, dice di andarci più cauti. Di procedere per metafore, un passetto alla volta, per dare ai più piccoli il tempo di metabolizzare, di capire, di riflettere e interiorizzare. Qualsiasi sia il metodo che avete scelto di usare, c’è un giorno più di altri in cui raccontare la storia dell’Olocausto ai bambini, e quel giorno non può che essere il 27 gennaio, Giorno della Memoria. Sono tanti i libri che aiutano a raccontare quegli anni orribili nel modo giusto: uno di questi è Il Gelataio Tirelli di Tamar Meir (anche letto ad alta voce da Cesara Buonamici, se preferite).

La storia del Gelataio Tirelli

La storia del gelataio emiliano che salvò gli ebrei, da raccontare ai bambini nel Giorno della Memoria

Francesco Tirelli, “Giusto tra le nazioni”, è il protagonista italiano di questa storia, che narra come pure nell’orrore ci sia stato chi ha scelto di stare dalla parte dei “buoni”.

Francesco Tirelli era nato a Campagnola, in provincia di Reggio Emilia, il 13 marzo del 1898. Aveva sempre adorato il gelato, come tutti i bambini, e il suo sogno era quello di aprire una gelateria. Lo fece, dopo essere emigrato a Budapest, in Ungheria, portando lì una specialità italiana che allora non era per nulla conosciuta. La sua gelateria ebbe successo, fino all’arrivo della guerra.

Tirelli però, quando iniziarono le deportazioni degli ebrei, decise di non stare a guardare, ma usò il retrobottega della sua gelateria per nascondere intere famiglie. Diverse decine di persone si salvarono grazie all’aiuto del gelataio che, dopo aver attivato il rifugio nel retrobottega del suo negozio, aveva organizzato anche una piccola rete di aiuti che forniva alle famiglie ebree nascoste cibo, acqua e perfino documenti falsi per fuggire. Lui stesso ospitò in casa la piccola Hedwig Heilbrun e sua madre, facendole passare per sua figlia e per la sua bambinaia.

Una storia che narra di come il bene possa fare la differenza, per quanto piccola: non è questo che dobbiamo insegnare ai nostri figli?