La vendemmia 2025 ritarderà le azioni contro il cambiamento climatico?

Esultanza per le rosee previsioni sulla vendemmia 2025, ma c'è più di un risvolto della medaglia da considerare.

La vendemmia 2025 ritarderà le azioni contro il cambiamento climatico?

Il comparto vitivinicolo (e il ministro Lollobrigida) esulta per la vendemmia 2025, che si preannuncia ottima in termini di quantità e qualità. I dati raccolti da Unione Italiana Vini, Assoenologi e ISMEA (l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) lasciano presagire una produzione stimata pari a 47,4 milioni di ettolitri (+8% rispetto al 2024); ma c’è un però, anzi tre. Il primo è che di tutta questa quantità non si sa bene cosa fare, e il rischio è che la qualità venga deprezzata perché non incontra la domanda del mercato; il secondo “ma” ha a che fare con il rischio di dimenticare i fattori che hanno invece intaccato le ultime annate particolarmente difficili: i cambiamenti climatici. Il terzo punto, neanche a dirlo, riguarda la tematica dei dazi.

Quantità e qualità sì, ma a che prezzo?

vendemmia

Se il mondo del vino si rallegra – pur sottolineando alcuni risvolti negativi, ma ci arriviamo fra un attimo – per le previsioni sulla raccolta di quest’anno, noi non possiamo che rallegrarci con lui. Ma nel farlo, è d’uopo anche non perdere di vista alcune considerazioni meno felici, di cui la stessa filiera è ben consapevole.

Facciamo un passo indietro e partiamo dai numeri. Le proiezioni parlano di una vendemmia da 47,4 milioni di ettolitri, che segna un +8% sui dati 2024. Sorride non solo la quantità, ma anche la qualità, almeno stando alle uve raccolte finora. Ma tutto, lo ricordiamo (pur, ovviamente, non augurandocelo)  può cambiare da un momento all’altro, ed è così che ci colleghiamo alla prima osservazione negativa.

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Se il 2023 è stato l’annus horribilis per la vendemmiaa livello sia mondiale, sia italiano – il motivo è anche e soprattutto da individuare nei cambiamenti climatici, con eventi estremi (gelate, forti pioggie, siccità, a seconda del parallelo a cui ci si trova) sempre più imprevedibili.

Ben venga l’esultazione, dunque, senza dimenticare che in vigna nulla è mai scritto definitivamente e che, nella misura del possibile, prevenire è meglio che curare.  Il secondo ostacolo, che richiede un immediato ragionamento da parte della filiera, è lo sfasamento tra domanda e offerta. La vendemmia prevista per quest’anno è infatti fin troppo abbondante.

Per spiegarci meglio, prendiamo in prestito le parole di Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini: “Alle attuali condizioni di mercato sarà difficile garantire la giusta remunerazione di filiera. La qualità del nostro vino è indiscussa, ma anche il buono, se è troppo, fa perdere valore al comparto”.

Senza parlare poi dei dazi di Trump, sui quali è stato impossibile, ad oggi, giungere a un accordo per il nettare di Bacco, e che si sommano alle problematiche in cerca di soluzione.