La vendemmia 2023 è ancora peggio del previsto, che ci crediate o no

Peggiorano ancora le stime produttive della vendemmia italiana: l'UIV calcola una contrazione del 24%.

La vendemmia 2023 è ancora peggio del previsto, che ci crediate o no

When it rains, it pours direbbero i nostri amici anglofoni. Noi, dal canto nostro, potremmo accontentarci di un più tragicomico “non c’è fine al peggio” – un’espressione dolorosamente azzeccata quando si parla della vendemmia del nostro caro e vecchio Stivale. “Il 2023 è uno degli anni peggiori di sempre per il vino italiano” titolavamo durante sotto il sole di agosto, dopo avere preso in esame le stime della Coldiretti che promettevano una produzione in calo del 14%.

Stime che hanno poi trovato una piena risonanza nell’allarme dell’UIV, che a vendemmia ormai abbondantemente iniziata ha messo in guardia su di un possibile “corto circuito” per il vigneto del Bel Paese. Tra i principali indiziati di questa profonda crisi produttiva c’è la congiuntura climatica avversa e soprattutto l’imperversare della peronospora: numeri alla mano, l’Italia è il Paese che ha fatto registrare il calo produttivo più importante in assoluto.

Di stime aggiornate e vecchie ferite

vino

Non c’è fine al peggio, abbiamo accennato in apertura di articolo, e non l’abbiamo certo fatto a caso. Secondo l’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv) il bilancio della vendemmia 2023 è ancora peggiore di quanto previsto fino a ora: la produzione dello Stivale nell’anno in corso si è arenata all’interno di una umilissima forbice tra i 38 e i 40 milioni di ettolitri.

“Ai produttori italiani non conviene investire nel vino senz’alcol”, dice Lollobrigida. Ma non è vero “Ai produttori italiani non conviene investire nel vino senz’alcol”, dice Lollobrigida. Ma non è vero

Vogliamo tradurre questi numeri roboanti in più affidabili percentuali? È presto fatto: “Si prevede che la contrazione raggiunga quindi un range variabile tra il -20% e -24%, al netto di eventuali prodotti a monte del vino (quali mosti, vini nuovi in fermentazione, ecc.) acquistati da altri Paesi Ue, anziché il -12% preventivato a settembre”, si legge a tal proposito nel più recente rapporto dell’UIV.

Le principali regioni produttive del settentrione hanno subito cali in doppia cifra (-10% per il Veneto e -17% per il Piemonte), ma a onore del vero la dura legge del numero svela che a soffrire maggiormente è stato soprattutto il resto dello Stivale: Toscana (-30%), Puglia (-30%), Abruzzo (-60%) e Sicilia (-45%). Complessivamente, dividendo come di consueto l’Italia in tre macro aree, abbiamo una riduzione media complessiva attorno al -9,5% al Nord, -29,5% al Centro, e -38,2% al Sud.

Nettissima, come anticipato nelle righe precedenti, la matrice climatica. Il peggioramento delle stime sulla vendemmia è da imputare infatti “a un’estate settembrina che si è prolungata per tutto il mese con sole e temperature massime spesso oltre i 30 gradi” continua il rapporto dell’Uiv. “Caldo e mancanza di piogge da una parte hanno sicuramente influito positivamente sulla qualità delle uve, dall’altra hanno determinato un alleggerimento dei frutti, con una conseguente riduzione volumica del raccolto”.