Le linee guida italiane per una sana alimentazione parlano chiaro: per stare bene servono 3 porzioni di latte e yogurt al giorno, pari a circa 375 ml/die. Anche le linee guida mondiali sostengono che sia necessario un consumo quotidiano.
Secondo alcune revisioni di metanalisi recenti, il consumo di latte è più frequentemente associato ad effetti positivi che non a effetti negativi sulla salute. Per esempio, l’analisi dose-risposta sostiene che bere una tazza di latte in più al giorno (pari a circa 200 ml) era associato a rischi minori di sviluppare diverse patologie:
- malattie cardiovascolari
- ictus
- ipertensione
- cancro del colon-retto
- sindrome metabolica
- obesità
- osteoporosi
- diabete mellito di tipo 2
- Alzheimer

Il WCRF del 2018, però, sostiene che il consumo del latte e dei suoi derivati abbia una limitata associazione con la riduzione del rischio di tumore alla mammella nelle donne in premenopausa.
Viceversa, si è anche visto che assumere latte potrebbe essere associato a rischi più elevati di sviluppare queste patologie:
- cancro alla prostata
- morbo di Parkinson
- acne
- anemia da carenza di ferro nell’infanzia
Tuttavia il consumo di latte e yogurt in merito allo sviluppo di malattie cardio-cerebrovascolari e sulla mortalità in generale, è stato confermato anche a livello mondiale dallo studio PURE del 2018. Il consumo totale di latte e yogurt viene associato a minori rischi di sviluppare:
- sindrome metabolica
- iperglicemia
- pressione arterisoa elevata
- ipertrigliceridemia
- basso colesterolo HDL
Secondo uno studio del 2018 (Lee et al.), l’aumento di una porzione al giorno di latte è correlato a un rischio inferiore del 12% di obesità addominale, mentre l’aumento di una porzione al giorno di yogurt è associato a un rischio di iperglicemia inferiore del 16%.
Nonostante questi dati, però, si stima che in Italia fra il 1998 e il 2020 il consumo giornaliero di latte si sia ridotto notevolmente, passando dal 62,2% al 48,1%, segnando così un -14,1%. Questa riduzione è dovuta in parte all’aumento del consumo non giornaliero e più occasionale (si è passati dal 18% al 28,7%), mentre dall’altra da un aumento dei non consumatori (dal 17,2% al 22,2%).
La riduzione del consumo giornaliero è stata segnalata maggiormente nella fascia di età compresa fra i 6 e i 24 anni, con riduzioni più forti soprattutto nel Nord Italia.
Nel corso del tempo, poi, sono cambiate le abitudini nel fare colazione: dal 1998 al 2020, c’è stata una riduzione del consumo del latte a colazione dal 56,6% al 45,6%, con punte anche del -20% nei bambini di età compresa fra i 3 e i 10 anni. Parallelamente è aumentata la quota di italiani che, pur non bevendo latte a colazione, mangiano comunque biscotti, fette biscottate e brioche, con o senza bevande come il the o il caffè (10%) oppure che preferiscono altri tipi di colazione con yogurt, cereali e succhi di frutta (+5,4%).
È invece diminuita nel tempo, soprattutto fra gli adulti, la quota di chi fa colazione solamente bevendo the o caffè, senza mangiare niente altro (dal 13,4% si è passati al 10,6%).
Anche a scuola, i bambini tendono a consumare meno latte e yogurt a colazione e/o merenda. Secondo l’indagine OKKIO alla Salute 2019, solamente il 64,5% dei bambini italiani mangia latte o yogurt a scuola, con consumi più bassi a Nord (62,7%) rispetto al Centro (67,4%) e al Sud Italia (65,3%). I bambini tendono a consumare di più il latte a colazione rispetto allo yogurt (56,3% contro 4,2%), mentre a merenda le percentuali si invertono (9,2% dei bambini preferisce lo yogurt contro lo 0,4% che consuma latte).
Fonte: Salute.gov