Lavoro minorile, l’Ue vieta le merci prodotte da minorenni: il 70% è impiegato nei campi

La Commissione Europea interviene contro il lavoro minorile e forzato vietando l'accesso al mercato Ue delle merci prodotte da minorenni.

Lavoro minorile, l’Ue vieta le merci prodotte da minorenni: il 70% è impiegato nei campi

La Commissione Europea ha recentemente annunciato nuove norme volte a contrastare il lavoro minorile e forzato, ribadendo così il proprio impegno nei confronti di un fenomeno particolarmente comune in agricoltura. In soldoni, la mossa dell’Europa è di introdurre il divieto di accesso al mercato interno alle merci fabbricate con il lavoro forzato, siano queste prodotte entro i confini o all’esterno dell’Unione.

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Come accennato in apertura, il 70% del lavoro minorile è impiegato nei campi per la produzione di cibo (stime redatte da Coldiretti): dalle banane del Brasile al riso birmano, dalle nocciole turche ai fagioli messicani e passando anche per i pomodori cinesi e le fragole argentine, i prodotti presi di mira dalla recente “Comunicazione sul lavoro dignitoso nel mondo” della Commissione sono molti. Si stima che il fenomeno coinvolga complessivamente 160 milioni di bambini nel mondo, con una larga parte rappresentata dalla fascia di età tra i 5 e gli 11 anni.

“Abbiamo più volte sollecitato l’Unione Europea a bloccare le importazioni di prodotti alimentari che sfruttano i bambini” spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, nel sottolineare la necessità che “dietro tutti i cibi che arrivano sulle tavole ci sia un percorso di qualità che riguarda la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell’ambiente e della salute”.