Le api aumentano non solo la quantità ma anche la stabilità dei raccolti, dice uno studio

Uno studio scientifico ha scoperto che le api e gli altri animali impollinatori aumentano non solo le rese ma anche la stabilità delle coltivazioni.

Le api aumentano non solo la quantità ma anche la stabilità dei raccolti, dice uno studio

Le api, e in generale gli insetti e gli animali impollinatori, sono fondamentali per l’equilibrio della natura e per l’agricoltura, e questo si sa. Quello che è stato scoperto da un recente studio scientifico è che gli effetti positivi sono ancora più ampi e vari di quanto si pensasse: infatti la presenza di impollinatori aumenta la stabilità dei raccolti e non solo la quantità, e questo egoisticamente può rappresentare un grande vantaggio visto che andiamo incontro a periodi di grande instabilità climatica dove i fenomeni estremi sono sempre più frequenti e imprevedibili.

api

Si legge nello studio che “i vantaggi dell’impollinazione animale per la resa delle colture sono ben noti. Al contrario, gli effetti dell’impollinazione animale sulla stabilità spaziale o temporale (l’opposto della variabilità) della resa delle colture rimangono poco conosciuti. Usiamo la meta-analisi per combinare le informazioni sulla variabilità da 215 confronti sperimentali tra piante di controllo impollinate dagli animali e dal vento o auto-impollinate: mele, colza e fava. L’impollinazione animale ha aumentato la stabilità della resa (in media del 32% per unità di resa) a livello tra fiori, piante, appezzamenti e campi. L’evidenza suggerisce che ciò si verifica perché i benefici della resa dell’impollinazione animale tendono progressivamente alla massima resa potenziale in un determinato contesto. L’aumento della stabilità della resa con l’impollinazione animale è maggiore quando i benefici della resa dell’impollinazione animale sono maggiori, indicando che la gestione dell’impollinazione delle colture per aumentare la resa aumenta anche la stabilità della resa. Questi ulteriori benefici dell’impollinazione non sono stati ancora inclusi nelle valutazioni economiche, ma forniscono un’ulteriore giustificazione per le politiche di protezione degli impollinatori”.