Lecce, furto in un ristorante: il titolare pubblica il video e accusa i migranti

Il titolare di un ristorante di Lecce ha subito un furto durante l'orario di lavoro: la sua risposta è un lungo attacco ai migranti.

Lecce, furto in un ristorante: il titolare pubblica il video e accusa i migranti

Un furto che è diventato, grazie a quella rumorosissima camera dell’eco che sono i social, un vero e proprio caso mediatico. Ci stiamo riferendo a quanto capitato presso il ristorante La Torre di Merlino, uno dei noti e in voga di Lecce, dove un uomo, fatto il suo ingresso nel locale, ha rubato un portafogli. Il tutto è stato naturalmente ripreso dalle telecamere di videosorveglianza installate all’interno del ristorante: il titolare, signor Antonio Torre, ha tuttavia pensato bene di pubblicare il tutto sui social accompagnando il video con un lungo attacco nei confronti dei migranti.

Furti e telecamere di sorveglianza: il punto della situazione e il caso di Lecce

ristorante

La rabbia per il furto subito è perfettamente comprensibile, perfino legittima: pubblicare quanto registrato dalle telecamere di sorveglianza sui social, tuttavia, è vietato – se non oscurando i volti, beninteso. Alimentare la caccia all’uomo sbandierando il tutto sull’ampia (e sovente pericolosamente imprevedibile) vetrina di internet è sbagliato; e notate bene, il nostro non è un giudizio morale o etico. Come abbiamo spiegato poche righe fa, pubblicare le immagini riprese dagli impianti di videosorveglianza è legittimo solo ed esclusivamente se i volti vengono oscurati.

Ristorante pubblica video di due che scappano senza pagare: qualcuno gli dica che non può farlo Ristorante pubblica video di due che scappano senza pagare: qualcuno gli dica che non può farlo

Ma torniamo al caso di Lecce: ad attirare l’attenzione mediatica è stato infatti soprattutto il lungo messaggio di accusa nei confronti dei migranti che il proprietario del ristorante ha scritto ad accompagnare il video delle telecamere. È bene notare che al momento del furto il ristorante era aperto, con i responsabili evidentemente impegnati in cucina e i camerieri impiegati nel servizio di sala.

“Questa carinissima e preziosa risorsa” scrive il titolare del locale riferendosi al ladro “è entrata di soppiatto nel mio ristorante con l’intento di pagare i contributi delle pensioni degli italiani. Ha prelevato la borsa di Manuela, ha gentilmente e accuratamente aperto il suo portafogli (di lei) ne ha preso l’incasso destinato a pagare i fornitori e gli stipendi e sempre accuratamente ha rimesso tutto a posto!!! Purtroppo la maggior parte dell’incasso era con carta elettronica (mannaggia Draghi)”.

Poi continua: “Ora non ditemi che è giusto che muoiano in mare, che è giusto che rimangano nei loro paesi di merda, che è giusto scutuzzarli bene bene, che baffetto aveva ragione, che baffone aveva detto tutto, che barbetta ci aveva avvisati”. Parole che traboccano di rabbia e che sono seguite da una particolare puntualizzazione: “Vi assicuro che non sono razzista”.

Di nuovo – la rabbia è comprensibile e il furto condannabile, ma al contempo anche imputabile a una sola persona, e non ai migranti tutti. Insomma, è un po’ come andare al ristorante, pagare senza ricevere lo scontrino e concludere che tutti i ristoratori sono evasori: sparare sul mucchio non aiuta a rimarginare le ferite. Il commento di un utente riassume bene la questione: “Un ladro è semplicemente, tristemente, fastidiosamente ma solamente un ladro. La sua nazionalità, la sua etnia (ed il colore della sua pelle in definitiva) non mette e non toglie nulla. Serve solo alla propaganda, quella si razzista”.