Lecco: mangia fiori velenosi scambiandoli per tarassaco, morto un uomo

Un uomo di Lecco, fra l'altro appassionato di botanica, ha mangiato per errore dei fiori velenosi scambiandoli per tarassaco. L'uomo è morto dopo qualche giorno

Lecco: mangia fiori velenosi scambiandoli per tarassaco, morto un uomo

Soprattutto in questi giorni in cui i prati si riempiono di erbe spontanee, non mangiate nulla se non siete più che sicuri che quella pianta non sia tossica. E anche quando ne siete sicuri, ricordatevi che sono sempre possibili degli errori. Purtroppo vittima di un errore del genere è stato un uomo di Lecco: nonostante fosse un appassionato botanico, ha mangiato dei fiori velenosi scambiandoli per tarassaco, morendo qualche giorno dopo l’ingestione.

Lecco: morto per aver scambiato dei fiori velenosi per tarassaco

dente di leone

L’uomo si chiamava Stefano Bonacina (se vi sembra di conoscere questo nome è perché in zona era parecchio conosciuto, avendo allenato per anni la squadra di calcio della Polisportiva Foppenico ASD e poi la ACD Calolziocorte), aveva 56 anni, abitava a Calolziocorte, in provincia di Lecco ed era un appassionato ed esperto di botanica.

Non era certo la prima volta, infatti, che Bonacina raccoglieva e cucinava piante selvatiche presenti nei boschi della zona.

Il 1 maggio Bonacina era andato nei campi e aveva raccolto alcuni fiori che pensava essere del comune tarassaco (o dente di leone). Bonacina aveva poi bollito i fiori, forse anche per eliminare l’effetto di alcune piante potenzialmente nocive e aveva poi mangiato questi denti di leone insieme ad altre verdure.

Il tarassaco, infatti, è commestibile. Solo che subito dopo aver mangiato quel presunto tarassaco, ecco che aveva cominciato a provare sintomi come nausea e dolore allo stomaco. Visto che i sintomi non passavano, ecco che il giorno successivo si è recato al Pronto Soccorso di zona: qui i medici lo hanno subito fatto ricoverare all’ospedale di Merate.

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A distanza di poche ore dal ricovero, però, la situazione si aggrava ed ecco che Bonacina viene trasferito nel reparto di Terapia intensiva. Nel frattempo i dottori hanno contattato i consulenti del centro Antiveleni di Milano, che hanno fornito loro un protocollo da seguire (anche se in questo caso, non esistendo antidoto specifico, la terapia è sintomatica). Purtroppo però le condizioni dell’uomo hanno continuato a peggiorare fino ad arrivare alla morte.

Il fatto è che quel tarassaco che Bonacina aveva raccolto e mangiato non era affatto tarassaco, bensì una pianta velenosa che gli somigliava molto. Purtroppo non è dato sapere di quale pianta si trattasse, anche perché ci sono diverse piante velenose che assomigliano al dente di leone, fra cui la digitale, la belladonna, la cicuta, l’aconito, la mandragora, lo stramonio, la sanguinaria, la ricina, la datura, la scilla e la vinca.

I sintomi variano a seconda della pianta e della quantità ingerita, ma di solito comprendono nausea, vomito, dolore addominale, diarrea, vertigini, mal di testa, allucinazioni, confusione mentale, paralisi, convulsioni e morte.

Bonacina ha lasciato la moglie Adriana e i due figli Davide e Letizia che, per fortuna, non hanno manifestato alcun sintomo in quanto quella sera non avevano mangiato i fiori raccolti dall’uomo. Essendo chiare le cause della morte, non sono stati predisposti ulteriori accertamenti o autopsia.