L’intelligenza artificiale potrebbe porre fine al rischio di intossicazione alimentare

Parola agli scienziati: l'intelligenza artificiale potrebbe ridurre considerevolmente il rischio di intossicazioni alimentari e simili. Ma come?

L’intelligenza artificiale potrebbe porre fine al rischio di intossicazione alimentare

Niente più mal di pancia violenti e sospetti, dicono gli scienziati. E badate bene – la lista di malanni e ammalati è lunga: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno oltre 600 milioni di persone si trovano a fare i conti con un’intossicazione alimentare, per un totale (stimato) di 4,2 milioni di decessi. Come fare, dunque? Ci si affida all’intelligenza artificiale.

No, non nel senso che si chiede a ChatGPT se mangiare il riso dimenticato per un pomeriggio di agosto fuori frigo è una buona idea. Anzi: ricordando di quel tale finito avvelenato su consigli del nostro amico cibernetico è meglio procedere con piedi di piombo.

Piuttosto: nel mese corrente un team internazionale di ricercatori guidato dall’Università dell’Australia Meridionale ha pubblicato uno studio che dimostra come l’intelligenza artificiale possa identificare alimenti contaminati nei campi e negli stabilimenti di lavorazione prima che raggiungano le nostre tavole. Il risultato? Un risparmio potenzialmente considerevole di viaggi al bagno o al pronto soccorso.

Ma come funziona?

Agricoltura

In un articolo pubblicato sulla rivista Toxins, i ricercatori nostri protagoinsti hanno descritto il potenziale dell’utilizzo dell’imaging iperspettrale avanzato (HSI per gli amici) combinato con il machine learning per individuare micotossine e altri batteri pericolosi lungo la linea di produzione. In soldoni: pericolo risolto alla radice e pancia felice.

Se l’intelligenza artificiale guida le nostre scelte gastronomiche (e quelle di Jeff Bezos) Se l’intelligenza artificiale guida le nostre scelte gastronomiche (e quelle di Jeff Bezos)

Le micotossine, spiegano gli scienziati, sono “composti che possono contaminare gli alimenti durante la crescita, la raccolta e la conservazione”, e in grado di causare una fitta serie di problemi di salute – dalla più o meno comune intossicazione alimentare al cancro. Numeri (quelli della FAO) alla mano, si stima che un quarto delle colture mondiali possa essere contaminato da funghi produttori di micotossine.

I nostri uomini di scenza sono dell’idea che ci sia una certa urgenza, e sostengono che la loro soluzione sia efficiente ed efficace. Durante gli studi sul campo l’HSI è stato impiegato per rilevare composti tossici nei cereali e nella frutta a guscio, colture “altamente sensibili alla contaminazione da funghi e micotossine”.

L’intelligenza artificiale, una volta raccolta l’impronta ottica dei composti tossici, è stata addestrata a rilevare determinati modelli spettrali che indicano la presenza di specifiche micotossine e classificare rapidamente gli alimenti in contaminati e non contaminati. I tassi di accuratezza si sono tenuti tra il 90 e il 95%: mica male. O, per dirla con le parole degli scienziati: trattasi di “una soluzione scalabile e non invasiva per la sicurezza alimentare industriale”.