L’Osservatorio Federvini, curato da Nomisma e TradeLab, ha recentemente messo in luce una complessa ridefinizione della geografia dei consumi internazionali per i comparti italiani di vini, spirits e aceti, in un contesto globale caratterizzato da grandi incertezze e tensioni commerciali.
Uno scenario complesso, reso ulteriormente precario dall’avvento dell’amministrazione Trump e dei suoi dazi, in cui le imprese italiane stanno però dimostrando buona capacità di adattamento, recuperando valore diversificando i mercati, con una performance migliore di altri paesi esportatori come il Cile, che ha perso un 6,7% del valore delle esportazioni, e della Francia, che un -2,4% perde qualcosa in più dell’Italia, che si ferma -2% e con dati interessanti da analizzare.
Meno America e più Cina per l’export italiano

Un elemento centrale di questa ridefinizione è il marcato contrasto tra il mercato statunitense e quello cinese: ll mercato USA, che nel 2024 è stato al centro delle tensioni commerciali globali, ha registrato una contrazione fisiologica, che ha visto l’export di vino italiano verso gli Stati Uniti diminuire del 4,8% in valore, mentre gli spirits hanno visto un calo del 5%.
Questa flessione è stata interpretata non come un arretramento strutturale, ma come il naturale riassorbimento del picco eccezionale di ordini che si era verificato nel primo trimestre, quando gli importatori anticiparono i dazi, portando l’import di liquori dall’Italia a punte del +126%. Lo ha confermato Il Presidente di Federvini, Giacomo Ponti, che ha commentato come la flessione fosse attesa e sia stata letta come parte di una dinamica commerciale più ampia.
In netto contrasto con l’assestamento negli USA, la Cina emerge come una nuova e potente direttrice di crescita, specialmente nel settore dei superalcolici: nei primi nove mesi del 2025, le esportazioni italiane di spiriti, liquori e grappa hanno registrato un balzo eccezionale in Cina, con un incremento del 94,1%. Questo dato si inserisce in una tendenza già forte, poiché già nei primi otto mesi del 2024 gli spirits italiani avevano registrato una crescita significativa del 24,9% sul mercato cinese.
Anche il comparto degli aceti ha trovato slancio, registrando tassi di crescita sostenuti in Cina (+29,9%) nei primi tre trimestri del 2025: è interessante notare che questo dinamismo in Cina si verifica nonostante il 2024 fosse stato caratterizzato negativamente dall’introduzione di dazi cinesi sulle importazioni di acquaviti.
L’analisi dell’Osservatorio suggerisce che questo spostamento geografico riflette anche una trasformazione interna della domanda: un passaggio da un consumo di abitudine a un consumo di scelta, dove la variabile determinante è la qualità dell’esperienza. Le imprese italiane stanno reagendo investendo nella comunicazione di valori e di identità, contenuti ritenuti fondamentali per superare le barriere tariffarie e le incertezze congiunturali.

