E così, ci fa sapere la ministra del turismo Daniela Santanchè, poter aprire il proprio ristorante durante le Olimpiadi di Milano – Cortina 2026 non è un vantaggio, anzi. È un guaio vero. E il suo compagno, che a differenza di altri rifugi potrà aprire in quei giorni (o almeno così pare, e la ministra d’altra parte non smentisce), essendo il suo ristorante sede di incontro per gli organizzatori e gli ospiti internazionali, è dunque uno sfortunato che si mette al servizio della Patria e dello sport mondiale, cosa ne vogliamo capire noi, sempre a pensare male di tutto e di tutti. Malelingue fastidiose (e pure un po’ a secco di Champagne, evidentemente), che fanno domande inutili, mere “perdite di tempo”, come la ministra ha avuto occasione di dire ieri a un collega del Fatto Quotidiano che le chiedeva conto della questione. Non è di suo interesse, dice la ministra, né di sua competenza, perché quello che fa il suo compagno, l’imprenditore Dimitri Kunz, è affare del suo compagno, e non suo. Eppure, le domande su questa questione sembrano più che lecite, a ben guardare.
La questione dei rifugi a Cortina
Il rifugio Duca d’Aosta a CortinaIl vaso, scoperchiato sempre dal Fatto Quotidiano qualche tempo fa, riguarda la cosiddetta “zona rossa”, ovvero la zona che durante le Olimpiadi invernali 2026 resterà chiusa al pubblico, per garantire la preparazione e la riuscita in sicurezza delle gare. In queste zone (in particolare la zona di Tofane) i rifugi dovranno chiudere, nonostante il periodo di alta (altissima) stagione. O potranno rimanere aperti, come dice la ministra Santanchè, che fa presente che non c’è una legge che gli impone di chiudere. Però, ecco, di sciatori non ce ne saranno, perché per entrare in quella zona sarà necessario “un VAPP, ottenibile solo tramite registrazione e controlli approfonditi”.
Se ne lamenta il titolare di un altro rifugio della zona, Gianluca Lancedelli, che gestisce il Duca d’Aosta lì a Tofane. Chiede, legittimamente, chi lo indennizzerà per il mancato guadagno. Chiede – senza ottenere, almeno per il momento – di parlare con il sindaco, Gianluca Lorenzi, per avere informazioni ufficiali, messe nero su bianco, perché per ora pare essere tutto un tantino fumoso, e per un imprenditore l’incertezza non è decisamente il massimo.
Eppure, non tutti gli imprenditori sono nella stessa situazione. Alcuni, come spiega la ministra Santanchè, sono addirittura più svantaggiati di altri.
Cosa succederà a El Camineto, il rifugio del compagno della Santanchè

La ministra Daniela Santanchè sostiene di non esserne al corrente, ma il ristorante El Camineto, sulle nevi di Cortina d’Ampezzo, è stato di recente venduto (quantomeno per la sua parte di quote) dal suo carissimo amico Flavio Briatore al suo compagno Dimitri Kunz e all’imprenditore kazako Andrey Alexandrovich Toporov, con un notevole guadagno (il 300%), almeno secondo quanto raccontato da Report.
Ed è proprio El Camineto, a quanto pare, l’unico a poter rimanere aperto nell’area di Tofane durante le Olimpiadi, come luogo di incontro per lo staff e gli organizzatori. E con delle convenzioni, evidentemente, almeno a dire della ministra Santanchè, che nell’intervista con il Fatto prima le nomina e poi ritratta, infastidita dalle domande. Lei non ne sa nulla, dice, non sono affari suoi, con tutte le cose che ci sono da pensare per le Olimpiadi.
E comunque, ribadisce, qualsiasi cosa che sia successa tra i rifugi della zona (ma davvero ci sono altri rifugi in zona? Perché a lei non risulta mica) se davvero il locale del suo fidanzato resterà aperto, non sarà mica un vantaggio. Tutt’altro. In definitiva, dice sostanzialmente la Santanchè, in ogni caso i rifugi della zona olimpica saranno penalizzati dall’evento: nel migliore dei casi resteranno chiusi, mentre nel peggiore (quello del suo compagno) dovranno stare aperti, pur senza poter ospitare turisti. Bell’affare per tutti, insomma.
