I governi sembrano ormai aver preso atto dell’emergenza obesità: gli Stati Uniti -almeno sulla carta, viste le bizzarre posizioni del segretario per la salute Robert F. Kennedy Jr.- hanno il piano “Make America Healthy Again”, il Regno Unito sta avviando un’ampia rete di iniziative per limitare le offerte speciali dei cibi poco salutari nei supermercati e anche la loro pubblicità troppo aggressiva, ma per un a volta è l’Italia a dimostrarsi all’avanguardia.
Con una decisione che segna una prima mondiale, l’Italia ha infatti approvato una legge che riconosce formalmente l’obesità come una “malattia cronica, progressiva e recidivante”. Questo passo, definito “un segno di civiltà” dal Ministro della Salute Orazio Schillaci, pone il nostro paese all’avanguardia nella lotta contro una condizione che affligge circa 6 milioni di italiani e che è troppo spesso accompagnata da stigma e discriminazione.
La nuova legge sull’obesità
La legge non risponde solo a un’esigenza di salute pubblica, ma anche a un’emergenza economica globale: si stima che l’impatto economico di sovrappeso e obesità raggiungerà i 4,32 trilioni di dollari all’anno entro il 2035 se non verranno prese misure adeguate.
La nuova normativa istituisce un “Programma nazionale per la prevenzione e la cura dell’obesità”, finanziato con risorse crescenti: 700.000 euro per il 2025, 800.000 per il 2026 e 1,2 milioni annui dal 2027. Questi fondi supporteranno iniziative di prevenzione che partono dall’infanzia, come la promozione dell’allattamento al seno, dell’attività sportiva e dell’educazione alimentare.
Verranno inoltre stanziati 400.000 euro annui per la formazione specifica del personale sanitario e degli studenti universitari e, a completare il quadro, verrà istituito un Osservatorio per lo Studio dell’Obesità (OSO) presso il Ministero della Salute, con compiti di monitoraggio e studio.
Le reazioni delle istituzioni e associazioni
Le figure istituzionali hanno celebrato il risultato: Roberto Pella, primo firmatario della legge, ha dichiarato che “l’obesità rappresenta una emergenza globale, che interessa fortemente anche il nostro Paese. Averla riconosciuta oggi, grazie al voto dell’Aula del Senato, come una vera e propria malattia testimonia la volontà piena di affrontarla come una priorità nazionale”.
Anche il Ministro Schillaci ha espresso grande soddisfazione: “con l’approvazione del disegno di legge per la prevenzione e la cura dell’obesità, l’Italia compie un importante passo in avanti per la tutela della salute pubblica. Siamo i primi a riconoscere l’obesità come malattia cronica […] Con questa legge si rafforza l’impegno nel contrasto all’obesità puntando in modo determinante sulla prevenzione così come sulla formazione specifica per il personale sanitario”.
Tuttavia, la legge non è esente da critiche: le opposizioni si sono astenute dal voto, evidenziando quella che ritengono una mancanza cruciale, ovvero la non inclusione dell’obesità nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che ne garantirebbe la presa in carico gratuita e uniforme su tutto il territorio nazionale.
Ylenia Zambito del Partito Democratico ha spiegato la posizione: “la nostra principale critica riguarda l’assenza di un passo decisivo: l’inserimento dell’obesità nei Livelli essenziali di assistenza. Senza questo riconoscimento nei Lea, non vi è garanzia di percorsi uniformi e diritti esigibili per i pazienti in tutto il Paese”. Anche Alleanza Verdi e Sinistra ha sollevato dubbi sull’efficacia della legge senza risorse adeguate, come affermato dal senatore Tino Magni: “La destra non può pensare di combattere l’obesità solo con buone intenzioni. Servono finanziamenti adeguati, non campagne di facciata”.
La risposta del Ministro Schillaci a queste critiche è stata cauta: “Valutiamo. Nei Lea ci sono tante cose da inserire, ma credo che aver approvato una legge sulla obesità dimostri l’attenzione che abbiamo sulla salute pubblica”.
Anche le associazioni dei pazienti e le società scientifiche, pur plaudendo all’iniziativa, la considerano un punto di partenza. Iris Zani, Presidente dell’Associazione Amici Obesi, ha commentato: “Siamo molto soddisfatti di vedere finalmente approvata la legge che riconosce l’obesità come patologia […] Pur trattandosi di un momento storico, la prima legge sull’obesità a livello mondiale, per noi non rappresenta un traguardo, ma l’inizio di un percorso”. Anche per lei, la richiesta principale rimane l’inserimento nei LEA per garantire tutele reali e cure adeguate.
Secondo le stime attuali, in Italia sono oltre sei milioni le persone, di tutte le fasce di età, affette da obesità e questa legge, pur da migliorare, non è l’unica iniziativa sul tema: è infatti stata istituita una “Giornata nazionale contro il body shaming”, il 16 maggio, “al fine di sensibilizzare i cittadini sulla gravità dei comportamenti offensivi che hanno come obiettivo la denigrazione del corpo”, come ha spiegato la prima firmataria Martina Semenzato.
L’Italia sembra quindi farsi portavoce dei temi legati all’obesità a livello internazionale, ma resta la sfida di trasformare questo storico riconoscimento in azioni concrete e accessibili per tutti, superando lo scoglio dei finanziamenti e dell’inclusione nei LEA.