Dazi, dazi, dazi: la parola che, da una manciata di mesi a questa parte, campeggia su tutte le scrivanie del potere. Compresa quella del ministro Lollobrigida, beninteso; che d’altro canto la parola di cui sopra è stata più e più volte associata al vino, tra le altre cose, e il ministro nostro protagonista ha dato più e più volte prova di avere a cuore le sorti del mondo enologico italiano. Tanto da averci ricordato che pure bere acqua può uccidere.
Si parla di dazi, dunque. Il palcoscenico è quello del Forum in Masseria di Bruno Vespa, lo spettro una tassa del 17% su tutti i prodotti agricoli europei. La soluzione? La breseaola americana, spiega Lollobrigida. O meglio ancora: bresaola americana ma prodotta in Italia e poi rivenduta negli Stati Uniti. Eh?
Il piano di Lollobrigida, passo passo
A oggi le importazioni di carne dagli Stati Uniti sono vincolate dai regolamenti europei, che di fatto vietano l’ingresso nel mercato – di cui l’Italia fa parte, com’è ovvio – di carne ormonata. E Lollobrigida, è bene notarlo, è limpido nel spiegarlo: “Noi non possiamo accettare carne ormonata dagli Stati Uniti: sulla salute non si transige“. C’è un “ma”, però.
“Noi importiamo il 90 per cento di carne per fare bresaola” prosegue il ministro. “Se la importiamo da loro, la possiamo poi produrre per il loro mercato secondo il loro modello alimentare”. Tradotto a scanso di equivoci: l’Italia importa carne a stelle e strisce, la usa per fare della bresaola e poi la rivende agli stessi americani, e sono dazi loro. Et voilà.
E c’è pure un secondo capitolo, nel caso in cui la bresaola non fosse sufficiente a muovere Trump & Co verso una tregua. Si tratta della soia, che lo Stivale acquista “solo per un sesto del totale [importato, ndr] dagli Usa”. Il piano pare abbastanza solido da rendere fiero il ministro: “Se noi diamo segnali e compriamo dagli Usa quantità maggiori di soia riusciamo, anche pagandola leggermente di più, a indurre gli Usa a riflettere sul fatto che la soia serve per l’allevamento delle vacche, le vacche danno latte da cui si fa il parmigiano. E il parmigiano potrebbe tornare da loro senza avere dazi”.