Made in Italy, l’export agroalimentare è l’unico a calare

Con l'export del Made in Italy che, dopo due mesi di flessione causa lockdown, torna a volare segnando un + 35% l'unica nota negativa è rappresentata dall'agroalimentare e delle bevande, unici settori a calare (-3%). Sono i dati Istat relativi al commercio estero di maggio.

Made in Italy, l’export agroalimentare è l’unico a calare

Con l’export del Made in Italy che, dopo due mesi di flessione causa lockdown, torna a volare segnando un + 35% l’unica nota negativa è rappresentata dall’agroalimentare e delle bevande, unici settori a calare (-3%). Sono i dati Istat relativi al commercio estero di maggio.

Come scrive Coldiretti in un comunicato stampa, il motivo di questo calo è la conseguenza delle difficoltà che sta attraversando la ristorazione nei diversi continenti dove l’epidemia è in piena espansione, a partire dagli Stati Uniti dove la flessione è quasi il triplo.

“L’emergenza Coronavirus si abbatte sul commercio internazionale dopo il record storico fatto registrare dal Made in Italy agroalimentare all’estero nel 2019 quando – sottolinea Coldiretti – aveva raggiunto il massimo di sempre a 44,6 miliardi. Il risultato è che in Italia 3 aziende agroalimentari su 4 (74%) registrano un calo delle vendite all’estero per effetto di una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo”.

A pesare – si legge nel comunicato – è stata inizialmente la disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale, anche di Paesi alleati, con addirittura la assurda richiesta di certificati “virus free” sui prodotti agroalimentari Made in Italy a cui si è aggiunta successivamente la drammatica crisi della ristorazione a livello globale che vede la cucina italiana protagonista in tutto il mondo.

“Serve ora un robusto piano di promozione per sostenere il vero Made in Italy all’estero” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “per favorire l’internazionalizzazione occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali.”

“Nell’emergenza in atto e in un’ottica futura di ripresa delle normali attività commerciali sarà fondamentale – conclude Prandini – impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo.”