Mario Di Ferro, chef della “Palermo bene”, patteggia la condanna

Vi ricordate di Mario Ferro, chef della "Palermo bene" ed ex titolare di Villa Zito? Ebbene, ha patteggiato la pena e non andrà in carcere, ma dovrà pagare una multa di 20mila euro

Mario Di Ferro, chef della “Palermo bene”, patteggia la condanna

Sembra essere giunta al termine la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Mario Di Ferro, l’ex titolare di Villa Zito e noto per essere lo chef della “Palermo bene”. Lo chef ha infatti patteggiato la condanna: per lui niente carcere, ma una multa da 20mila euro da pagare la richiesta di affidamento in prova.

Si conclude la vicenda in tribunale dello chef Mario Di Ferro

tribunale

Grazie al parere favorevole del procuratore aggiunto Paolo Guido e del sostituto Giovanni Antoci, lo chef Mario Di Ferro ha patteggiato dinanzi al Gip Marco Gaeta la condanna a quattro anni comminata per l’accusa di spaccio e detenzione di cocaina. Grazie a questo patteggiamento in pratica lo chef non andrà in carcere, ma dovrà comunque pagare una multa di 20mila euro.

Inoltre il suo avvocato difensore Claudio Gallina Montana provvederà a chiedere l’affidamento in prova in modo da scontare così i tre anni e mezzo che gli rimangono dopo i sei mesi finora trascorsi agli arresti domiciliari.

Ma cosa era successo esattamente? Mario Di Ferro è uno chef molto noto a Palermo, avendo cucinato anche per Papa Francesco e Papa Benedetto XVI, per Hilary Clinto e pure per Kofi Annan. Gestendo il ristorante di Villa Zito, era dunque assai celebre fra la “Palermo bene”.

Solo che a causa di un’intercettazione ad un certo punto le forze dell’ordine avevano scoperto che proprio il ristorante Villa Zito era diventato il fulcro di un giro di spaccio di droga, spaccio rivolto a una clientela assai selezionata. Così ecco che erano iniziati i guai legali per Mario Di Ferro.

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Un mesetto fa circa, Di Ferro si era poi sottoposto a un programma di disintossicazione ed era stato rimesso in libertà, ma con l’obbligo di rientrare in casa dalle ore 21 e di restarvi fino al mattino.

Nel frattempo lo chef ha ammesso le sue responsabilità, ma ha sempre negato di essere lui stesso uno spacciatore. Si è difeso sostenendo di aver fatto un favore ad alcuni amici, fra cui figurava anche Gianfranco Micciché, ex presidente dell’Assemblea regionala siciliana. Ma ha sempre dichiarato di non aver mai preso soldi in cambio di questi favori (gli erano state contestate 29 cessioni di droga).

Nel medesimo processo, poi, sono stati coinvolti anche gli imputati Salvatore e Gioacchino Salamone: i due hanno chiesto il rito abbreviato, ma sono ancora in carcere (già in precedenza erano stati condannati per spaccio). Secondo l’accusa sarebbero stati loro a passare la droga a Di Ferro. Imputati anche tre ex dipendenti del ristorante. Per tutti costoro la prima udienza è fissata per il prossimo 6 marzo.