Cosa dice di noi la moda della marmellata al gin tonic

L’inaspettato successo della marmellata al gin tonic e delle altre confetture alcoliche

Cosa dice di noi la moda della marmellata al gin tonic

La cosa bella del cibo virale, quello che alza improvvise maree di consensi per poi sparire in un amen dall’orizzonte foodie è la durata, giustappunto.

Noi facciamo il tifo perché il copione si ripeta con la mania delle gelatine di frutta alcoliche.

Ma prima che la nuova moda esaurisca i suoi 15 minuti di popolarità, confessiamo che trangugiare una fetta di pane caldo spalmata di confettura al gin tonic non ci dispiacerebbe.

Ideata dalla stessa società che ha prodotto lo Spreadable Coffee, è fatta con zucchero, limone, acqua, estratto di chinina e il 3% di gin artigianale.

Contiene dunque tutte le componenti del classico cocktail.

Bene così allora? Non esattamente, considerando che con il processo di cottura, tutto l’alcol contenuto nel gin viene perso a causa dell’evaporazione. Ma questo non ha impedito alla marmellata al gin&tonic, venduta a 14 sonanti dollari al barattolo, di andare esaurita già nella fase di preordinazione presso l’unico rivenditore online.

Ma la mania delle confetture alcoliche non si ferma al gin tonic.

Se volete iniziare con un classico, optate per i prodotti Maintal, la cui confettura al vino rosso è venduta al prezzo di 16 dollari per quattro barattoli. Potrebbero essere un regalo originale.

E se amate i gusti più delicati, indirizzatevi verso la gelatina al vino rosè, che si accopagna bene a cracker e formaggi, o verso la marmellataq alla pesca e bourbon, di Welovejam, venduta a 10 dollari e composta da succo e scorza di limone e un tocco di whisky Jim Beam.

[Crediti: Food & Wine]