MeloSushi: ristorante di Forlì nella bufera per l’accusa di sessismo

La catena di sushi bar di Forlì MeloSushi finisce nella bufera, con l'accusa di sessismo per un nome che richiama esplicitamente a un'allusione sessuale e un mood comunicativo inelegante, anche se il proprietario dice che non è così.

MeloSushi: ristorante di Forlì nella bufera per l’accusa di sessismo

Si chiama MeloSushi la catena di Forlì finita nella bufera con l’accusa di essere sessista. Il nome, in effetti, è piuttosto esplicito, e se non bastasse, per sottolineare il concetto, c’è il logo con una bocca di donna spalancata. Per non parlare di alcuni piatti del menu, che portano nomi come  “Mela dai”, “Lato b” o “Sudo ma godo”. I proprietari devono aver pensato di essere divertenti, quando si sono sbizzarriti con la creatività, altro che agenzie pubblicitarie.

Ci immaginiamo la riunione tra i creativi del sushi bar (anche se probabilmente ci sbagliamo, a quanto assicura il titolare). “Aspè”, deve aver detto uno. “Sushi non suona come succhi?”. E gli altri giù a ridere, come in un episodio di Vacanze di Natale dopo un sonoro peto in pubblico. Ahahaha.

E invece non l’hanno trovato molto divertente quelli di Hella Network, collettivo fondato da Flavia Brevi e composto da un migliaio di professionisti del settore pubblicitario, che si batte contro la pubblicità che usa in maniera offensiva il corpo femminile o gli stereotipi di genere. “C’è uno squallido gioco di parole”, ha detto al Resto del Carlino la portavoce del collettivo Ella Marciello. “E il logo di una bocca di donna, aperta e con la lingua fuori, è veramente inaccettabile in quanto allude al sesso orale”.

Sui social si è subito formata una guerra tra due fazioni, tra chi li accusa di sessismo e chi li difende, dicendo che il sesso non c’entra nulla, come d’altronde dice anche il titolare del ristorante Nicola Zaccarelli, che spiega che il gioco di parole è una sorta di crasi della frase in dialetto “’me e lo’ andèn a magner e Sushi”, e dunque quel “melo” sta per “io e lui”, e siete voi maliziosi che avete pensato male.

Curiosando sulla pagina Facebook del locale, in effetti, ci sembra che la questione sia piuttosto un mood promozionale un po’ troppo “pop”, un po’ – ci scusino le soubrette anni Ottanta – da Bagaglino o, se lo preferite – e qui ci scusi la coppia Boldi & De Sica – da cinepanettoni natalizi. Insomma, un ammiccamento generale dove di ammiccamenti non se ne sente granché il bisogno, a meno che tu non voglia solo tavolate di uomini in botta di testosterone nel dopo calcetto. Perché fatichiamo a immaginarci una coppia al primo appuntamento romantico che ordina con nonchalance un “Mela dai” con tanta salsa di soia.

Non che li giustifichi, ma abbiamo presente realtà ben peggiori, che al corpo della donna, nella loro promozione, non solo alludono, ma proprio ne fanno manifesto. Qui – ma è un parere del tutto personale – vediamo non tanto il mancato rispetto del sesso femminile, ma il mancato rispetto del sesso e basta. Come se fosse una roba di cui ridacchiare come alle elementari, anziché farlo senza troppe battutine. Insomma, magari non proprio sessismo, ma di certo non eleganza.

[Fonte: Il Resto del Carlino | Immagine: Facebook]