#MeToo e ristoranti stellati: la vera storia di The Spotted Pig

L'ombra del #MeToo si allunga sui ristoranti stellati. La chef April Bloomfield racconta la vera storia di The Spotted Pig: molestie e bullismo sessuale

#MeToo e ristoranti stellati: la vera storia di The Spotted Pig

Dal quando il New York Times nel dicembre 2017 ha rivelato le 12 accuse di abusi sessuali contro Ken Friedman, proprietario di The Spotted Pig –ristorante stellato nel West Village e luogo del cuore per noi di Dissapore– dove si mangiano alcuni tra i migliori hamburger del mondo, la sua socia, ovvero April Bloomfield, era rimasta in silenzio.

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Quarantaquattro anni, la chef inglese arrivata a New York nel 2003 aveva concluso a maggio scorso il rapporto commerciale con Friedman, con cui ha lavorato per oltre quindici anni aprendo, dopo il successo di The Spotted Pig, altri 12 ristoranti, a New York, a Los Angeles e altrove.

Ora, a quasi un anno dallo scandalo, la chef ha raccontato sempre al New York Times l’altra storia di The Spotted Pig. Una storia di abusi, omertà e bullismo sessuale. Cameriere, bariste, impiegate sono state vittime di un assedio sistematico, con molestie continue.

“Ho deluso molte persone e tutto ciò lo sento sulle mie spalle”, ha detto April Bloomfield, che si è presentata all’intervista con il New York Times accompagnata da sua moglie e da un’avvocata.

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La chef era riuscita a prendere il controllo della cucina, ma Friedman, 59 anni, aveva l’ultima parola su tutto il resto: “un carattere così dominante da farmi pensare che non sarei riuscita a sopravvivere se me ne fossi andata”.

Bloomfield ha ammesso di conoscere i comportamenti inappropriati del suo socio, perché spesso le dipendenti, corteggiate, abbracciate e toccate da Friedman, si rivolgevano a lei per denunciare le molestie, ma non ha mai fatto nulla per impedirlo.

Sapeva anche della “famigerata stanza del terzo piano”, dove il socio organizzava con i suoi amici feste a base di sesso, alcol e droga.

[Crediti | New York Times]