Un nuovo e autorevole rapporto scientifico della EAT-Lancet Commission lancia un messaggio potente e urgente: una trasformazione globale dei sistemi alimentari potrebbe prevenire 15 milioni di morti premature ogni anno, dimezzare le emissioni e ripristinare l’equità, il tutto entro i limiti del nostro pianeta. Descritto come la valutazione scientifica più completa mai realizzata sui sistemi alimentari globali, il rapporto delinea un percorso per nutrire in modo sano e sostenibile quasi 10 miliardi di persone entro il 2050.
Mettere a dieta il pianeta
Al centro di questa proposta c’è la “Planetary Health Diet”, o Dieta per la Salute Planetaria: non si tratta di un regime restrittivo o di una privazione, ma di un modello alimentare flessibile, ricco di vegetali e adattabile alle diverse culture e tradizioni locali.
L’obiettivo è raddoppiare il consumo globale di frutta, verdura, noci e legumi, e ridurre di oltre il 50% quello di alimenti come la carne rossa e gli zuccheri aggiunti. Questo modello, simile alla dieta mediterranea, suggerisce porzioni moderate di carne e latticini, come un bicchiere di latte al giorno e un paio di porzioni di carne e due uova a settimana.
Walter Willett, co-presidente della Commissione e professore alla Harvard T.H. Chan School of Public Health, ha commentato: “i risultati della Commissione rafforzano il concetto che la Dieta per la Salute Planetaria fa bene sia alle persone che al pianeta. Aumentando la produzione e il consumo di cereali integrali, frutta, verdura, noci e legumi, possiamo migliorare i risultati sanitari ovunque, rispettando le tradizioni culturali e regionali. Ma le diete sono solo una parte del quadro, e la trasformazione richiede un’azione che coinvolga l’intero sistema”.
Attualmente, i sistemi alimentari sono il principale motore del superamento di cinque dei cosiddetti nove “limiti planetari”, tra cui la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico, e sono responsabili di circa il 30% delle emissioni globali di gas serra. Il rapporto evidenzia anche profonde disuguaglianze: oltre un miliardo di persone è sottonutrito, mentre il 30% più ricco della popolazione mondiale causa oltre il 70% degli impatti ambientali legati al cibo.
Shakuntala Haraksingh Thilsted, co-presidente della Commissione, ha dichiarato: “Il cibo è al centro sia del benessere umano che della salute planetaria. Al momento, troppe persone che coltivano e trasformano il nostro cibo sono sottopagate ed escluse dalle tutele di base, mentre i costi ambientali e sanitari ricadono maggiormente sui più vulnerabili. La trasformazione deve garantire il diritto al cibo, un lavoro equo e un ambiente sano per tutti”.
La trasformazione non riguarda solo la dieta, ma richiede anche la riduzione degli sprechi alimentari e il miglioramento delle pratiche di produzione. Come ha concluso il co-presidente Johan Rockström: “ora disponiamo di solidi limiti di sicurezza globali per i sistemi alimentari e di un punto di riferimento su cui politici, aziende e cittadini possono agire insieme. La prova è innegabile: trasformare i sistemi alimentari non solo è possibile, ma è essenziale per garantire un futuro sicuro, giusto e sostenibile per tutti”.