Miele, la produzione in Umbria crolla del 50%: è colpa del caldo

La siccità e il caldo eccessivo hanno strozzato la produzione di miele in Umbria: la Cia stima un calo superiore al 50%.

Miele, la produzione in Umbria crolla del 50%: è colpa del caldo

La morsa della siccità soffoca gli alveari: gli apicoltori dell’Umbria suonano un allarme disperato, e temono una moria delle api a causa della carenza di nutrienti necessari. Una situazione di emergenza che, stando al rapporto redatto dalla Cia-Agricoltori italiani regionale, porta a una perdita di produzione di miele verosimilmente superiore al 50% – un taglio netto che di fatto ha risparmiato solamente coloro che in primavera inoltrata sono stati abbastanza fortunati da essere favoriti dalle fioriture.

siccità

Chi invece ha avuto la sfortuna – non per propria negligenza, beninteso, ma per mere caratteristiche floreali e territoriali – di confidare in un raccolto nei mesi successivi è rimasto del tutto tagliato fuori. Nel comunicato redatto per l’occasione, Cia Umbria punta inoltre il dito contro una “ennesima speculazione sul costo degli alimenti per il settore apistico, sul quale nessuno sembra controllare, salvo poi fare i conti in tasca ai consumatori che devono spendere 10 euro per un chilo di miele millefiori umbro, per raggiungere i 15 per un monofloreale o lo stesso miele d’acacia”. Uno scenario pressoché apocalittico a cui, per di più, vanno aggiunti i numerosi rincari ai carburanti – particolarmente severi per chi pratica apicoltura nomade.

“Oltre l’80% delle specie vegetali coltivate in Europa dipende dall’impollinazione degli insetti e quindi delle api” spiega il presidente Cia Umbria e vice presidente nazionale, Matteo Bartolini, nel sottolineare che la mancata impollinazione comporterebbe – secondo le stime dalla piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici dell’Onu – un danno economico di 570 miliardi all’anno. “Il problema che stiamo vivendo a causa del climate change non è solo collegato alla produzione di miele, quanto alla minaccia di moria delle stesse api, perché senza la loro attività è a rischio la produzione vegetale, quindi le coltivazioni per alimentare gli animali. Pensiamo al latte, alla carne ma anche al pane; in generale al cibo che portiamo a tavola tutti i giorni”.