Moët Hennessy lascia a casa un decimo dei propri lavoratori

"Le cose non vanno benissimo", spiega Alexandre Arnault: costi sempre più impegnativi, vendite rallentate. E Moët Hennessy corre ai ripari tagliando la forza lavoro.

Moët Hennessy lascia a casa un decimo dei propri lavoratori

“C’è voglia di lusso” spiegava nel novembre 2022 Philippe Schaus, l’allora amministratore delegato di Moët Hennessy, nel commentare un picco di vendite tanto generoso che il gruppo pareva a un passo dall’esaurire le scorte di champagne. Tre anni più tardi la stessa azienda si prepara a lasciare a casa un decimo dei propri lavoratori.

Questione di numeri, spiegano i piani alti: i ricavi sono tornati allineati al periodo prepandemico ma nel frattempo i costi sono lievitati del 35% e dunque, per mantenere i file excel di un bel colore verde brillante, qualcuno dovrà essere licenziato. Nel riportare la notizia i colleghi del Financial Times parlano di “rallentamento della spesa nel settore dei beni di lusso”, e di vendite che non si riprenderanno “tanto presto”. Sarà passata la voglia?

Il nodo delle vendite e il ceppo del boia

champagne

La divisione vini e liquori di casa LVMH impiega circa 9400 persone, ora come ora. Come riportato dal Financial Times, l’attuale amministratore delegato Jacques Guiony ha comunicato questa settimana ai dipendenti che circa 1.200 posizioni saranno eliminate, riportando la divisione ai livelli di personale del 2019.

I tagli, stando a quanto lasciato trapelare, saranno effettuati attraverso licenziamenti e riassegnazione ad altre aree aziendali; anche se è bene notare che le tempistiche non sono (ancora) state rese pubbliche. La mossa, in ogni caso, giunge a cavallo di un rallentamento della performance nei mercati chiave, quello americano e cinese in particolare.

Le vendite organiche sono diminuite del 9% nel primo trimestre del 2025, rendendola la divisione con le performance più deboli di LVMH, che a sua volta ha fatto registrare una flessione del 3% nelle vendite complessive. Il vice-CEO Alexandre Arnault, entrato a far parte della divisione insieme a Guiony a febbraio, si dice preoccupato: “Di solito, in LVMH, quando i vini e i liquori non vanno bene, la moda o qualche altro settore aiuta a bilanciare il tutto. In questo momento però le cose non vanno benissimo”.

Vale la pena sottolineare che la divisione moda e pelletteria di LVMH, ammiraglia e simbolo del colosso, ha a sua volta sofferto un calo dei ricavi del 5% nel corso del primo trimestre – il terzo “segno meno” consecutivo. Dai piani alti si cerca di stabilizzare la scialuppa, in altre parole: rimane da vedere l’impatto effettivo dei dazi di Donald Trump.