Napoli, al Policlinico Federico II mancano i distributori di bevande

Al Policlinico Federico II di Napoli non ci sono più i distributori di bevande, e un paziente denuncia il tutto con una lunga lettera.

Napoli, al Policlinico Federico II mancano i distributori di bevande

Al Policlinico Federico II di Napoli non ci sono più i distributori di bevande: a farlo notare è uno degli stessi pazienti della struttura, che ha deciso di portare la questione alla luce denunciandola con una lettera inviata alla redazione di Fanpage.it. L’uomo ha raccontato di essersi recato nell’ospedale in questione per una visita ambulatoriale quando, colto da una gran sete, si è dato alla ricerca di un punto ristoro o di un semplice distributore. Gira e rigira, nei corridoi del Policlinico non si trova nulla: il nostro protagonista decide dunque di chiedere informazioni a un dipendente, che gli spiega che tutti i distributori sono stati di fatto rimossi da diversi mesi, con la direzione generale che ancora non ha provveduto ad assegnare la gara a un’altra azienda.

acqua

Insomma, certamente ritrovarsi senza acqua con temperature estreme come quelle degli ultimi tempi è un’esperienza tutt’altro che piacevole – probabilmente aggravata dal fatto che il tutto è successo in un ospedale, dove i presenti potrebbero essere colti da malori o comunque versare in condizioni di fragilità. “Non viene offerta neanche la possibilità di acquistare uno snack oppure semplicemente bere un po’ d’acqua” si legge nella lettera scritta dall’uomo. “S’innalza la temperatura, le persone che mi circondano sono in palese difficoltà e a me sale la rabbia per queste condizioni disumane. Mi chiedo se dovessi svenire, se qualcuno avesse un malore di chi sarebbe la responsabilità?”.

Va però detto che, a onor del vero, un punto di ristoro all’interno della struttura è di fatto presente, ma ben lontano da dove si trova il nostro protagonista: “Chiedo del bar, mi dicono che c’è, ma è troppo lontano da raggiungere a piedi e poi come potrei attendere il mio turno, rischio di finire per ultimo e questa odissea dovrà pur aver fine”. L’uomo non ha alcun dubbio: esporrà la sua disavventura anche all’Asl e agli organi competenti: “Certo scriverò in direzione sanitaria e generale denunciando il trattamento inumano che viene riservato ai pazienti di questa struttura ospedaliera”, conclude.