Nel mezzo del caos internazionale, la politica italiana banchetta al “pranzo della domenica”

TeleMeloni ci fa ingoiare un bel diplomatico anche stavolta, pur di non parlare di cosa succede dentro e fuori la Palestina.

Nel mezzo del caos internazionale, la politica italiana banchetta al “pranzo della domenica”

Un genocidio (anzi due) in corso. La Russia alle porte con incursioni sempre più inquietanti. Gli Stati Uniti che fra un po’ diventano un regime autoritario a stampo teocratico. L’economia stagnante, resa ancora più precaria dai dazi di Trump. Il caos internazionale insomma, senza dimenticare che anche a casa non stiamo messi troppo bene. E il governo che fa? Banchetta a “Il pranzo della domenica” di zia Mara, in diretta nazionale su TeleMeloni con la diretta interessata, ovvero la presidente del Consiglio.

“Una vera pagina di servizio pubblico”

giorgia-meloni

Domenica 21 settembre sembra un giorno come un altro. Su Rai Uno c’è invariabilmente in onda Domenica In, con una illuminatissima Mara Venier in postazione da immemori stagioni. Solo che non è un giorno come un altro, per mille ragioni. A partire dal collegamento speciale con Giorgia Meloni, l’elusiva premier che da più di 250 giorni non rilascia interviste con giornalisti (e contraddittori) degni di questo nome. Nemmeno stavolta eh, non fatevi illusioni.

Per Giorgia Meloni i dazi non sono una catastrofe, ma i suoi “Maestri di cucina” non la pensano così Per Giorgia Meloni i dazi non sono una catastrofe, ma i suoi “Maestri di cucina” non la pensano così

Meloni interviene nell’ambito dell’iniziativa promossa dal Masaf per sostenere la candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco. E già qui qualcuno (tipo DOI o noi) avrebbe qualcosa da obiettare. Ma andiamo avanti. Davanti a una tavola imbandita su sfondo Colosseo, Meloni si presta a un velocissimo scambio con Venier. Le domande, come ci si aspetta da una Rai che ormai fa solo gli onori di casa del governo, vertono su tutto tranne che sulla politica.

Il tono anzi è decisamente sentimentale. Mara Venier chiede: “Vorrei un ricordo dalla nostra presidente Meloni dei suoi pranzi della domenica”. La risposta è la più scontata che si può: memorie di domeniche passate dai nonni materni, il cabaret di pastarelle (pasticcini per i non romani), il diplomatico. Niente di che, anzi meno di niente da una premier a cui vorremmo fare tante domande. Su come la pensa, sul suo operato di governo, sui diritti a ogni livello che ogni giorno che passa vengono erosi un pochettino.

Invece ci resta solo il megafono Rai, che definisce l’intervento addirittura “pagina di autentico servizio pubblico nel racconto della cultura, delle tradizioni, della nostra industria e della promozione dell’Italia a livello internazionale”. L’annunciatrice di Kim Jong Un non avrebbe saputo dirlo meglio. E continua la Rai,  imperterrita e italica: “Valorizzare la tradizione del pranzo domenicale significa riconoscere un rito che unisce famiglie, comunità e persone, tramanda saperi gastronomici, rafforza i legami sociali e rappresenta un tratto distintivo della cultura e dell’industria italiana nel mondo”. Sarà: peccato che nella visione TeleMeloni c’è posto solo per certe famiglie, certe comunità, certe persone, certe correnti di pensiero.

Se il diplomatico che ci meritiamo è giusto il pasticcino

pasticcini

È proprio vero che la politica italiana dà il meglio di sé a tavola. Che la suddetta ci sia o esista solo come metafora il risultato è lo stesso: parlare di cibo mette d’accordo tutti. Soprattutto è un’ottima strategia per distrarre il pubblico da ciò che accade, che si tratti di un referendum per i diritti sul lavoro o della commemorazione della lotta partigiana. Piuttosto guarda, elucubriamo per ore su che bella la sagra della porchetta o come dev’essere la consistenza del tuorlo nella carbonara (più o meno carbocrema?).

Come possiamo parlare di cibo quando l’intera popolazione di Gaza muore di fame Come possiamo parlare di cibo quando l’intera popolazione di Gaza muore di fame

Bene, la politica ci è riuscita anche stavolta. A non parlare, in questo caso, del riconoscimento dello stato di Palestina da parte di Canada, Australia e UK. Meloni salta il confronto in Parlamento sul tema, e si prepara a volare a New York City per votare (presumibilmente) il contrario a favore del blocco Trump-Nethanyahu. E se a parole la premier condanna vagamente la guerra, intanto l’Italia continua a vendere armi a Israele. Come dire, appunto, che un diplomatico non ci salverà. Anzi.

A seguito del siparietto Rai, voci dall’opposizione si sono alzate per denunciare il silenzio di una Meloni sempre più rarefatta in pubblico. Elly Schlein: “Giorgia Meloni continua a rifiutarsi di spiegare cosa farà l’Italia rispetto al riconoscimento dello Stato di Palestina e alle sanzioni al governo israeliano. Però continua a trovare il tempo di confezionare spot elettorali sul servizio pubblico”.

Barbara Floridia, senatrice 5 Stelle e presidente alla commissione di Vigilanza Rai: “È veramente triste vedere in Rai, in una trasmissione molto seguita, un’intervista alla premier Giorgia Meloni mentre in alcune regioni si va al voto. Ricordo che la sua maggioranza ha bloccato la commissione di Vigilanza, impedendo ogni controllo parlamentare così lei, impunita, può farsi intervistare da Domenica In sui pranzi della domenica”. Riccardo Magi di +Europa: “L’ipocrisia è servita: Meloni ha passato tutta la giornata a fare del becero vittimismo e poi usa la principale trasmissione domenicale del servizio pubblico per scopi elettorali, presentandosi davanti al Colosseo con tanto di tavola imbandita”.