Salt Bae: com’è mangiare nel ristorante del cuoco turco a New York

Cosa si mangia e quanto si spende nel nuovo ristorante che Salt Bae, ovvero il cuoco turco Nusret Gökçe, diventato famoso per il modo di mettere il sale nella carne, ha aperto a New York

Salt Bae: com’è mangiare nel ristorante del cuoco turco a New York

Com’è il nuovo locale di Salt Bae a New York? Freddo, banalotto e caro come il fuoco. La carne è buona ma vale la pena andarci solo se il cuoco fa il suo spettacolo.

È questo, riassunto in poche parole, il giudizio del sito americano Eater sul nuovo ristorante newyorkese di Salt Bae, alias Nusret Gökçe.

Ovvero il cuoco-macellaio turco che con i movimenti sensuali e gli sguardi maliardi mentre affetta bistecche e costate, ma soprattutto con il gesto di condire la carne dall’alto, facendo ruzzolare il sale giù dal braccio vigoroso, ha raggranellato milioni di follower su Instagram e clienti famosi nei suoi ristoranti, come Leonardo di Caprio o Roger Federer.

[Salt Bae, a forza di mettere sale sulla carne, apre un altro ristorante a New York]

Il nuovo locale, che può ospitare 150 persone, è pervaso da un’atmosfera gradevole sì, ma abbastanza asettica, tipica degli hotel di lusso, per capirci, compreso il sottofondo musicale che va dai ritmi moderni al blues.

All’interno, dopo esser passati attraverso il corridoio dove sono stati splendidamente disposti vari tagli di carne, ecco la sala da pranzo, con i camerieri in grembiule nero, anche loro per la maggior parte turchi, che spingono i carrelli con le ordinazioni dei clienti alla velocità di un taxi.

E proprio dai carrelli inizia lo spettacolo: il cameriere, con un gesto non proprio elegante, lubrifica i guanti neri per formare con le mani il sushi di carne: quattro mini losanghe di riso avvolte da sottili fette di carne, che Salt Bae raccomanda, come riferisce il cameriere, di “mangiare in un solo morso” (sarebbe difficile fare altrimenti viste le esigue dimensioni).

Tre piccoli bocconcini venduti a 20 dollari. Compreso però il “fiammeggiamento” al tavolo del cliente, con una piccola torcia a gas tenuta a fiamma (troppo) alta, che aggiunge scenografia ma anche pericolo alla serata.

Oltre al sushi, ci sono il carpaccio di manzo, a 30 dollari, il pesce alla griglia con frutti di mare, serviti con un’insignificante insalata di lattuga a 25 dollari.

Uno dei piatti forti è l’hamburger, che Salt Bae consiglia di mangiare a media cottura. Morbido e succoso l’hamburger, leggermente carbonizzato il pane, con formaggio e cipolla, senza contorno di alcun tipo, né patatine fritte né insalata, a 30 dollari.

“Andrebbe ripreso” –commenta perfido Eater– “ma se costasse la metà”.

Il pezzo forte sono comunque le bistecche,  a prezzi che vanno dai 70 ai 275 dollari senza contorno, per quanto tanto grandi da poter sfamare due persone. La bistecca “Istanbul” a 100 dollari, rappresenta un buon compromesso (per i portafogli gonfi di New York, forse), nonostante si riveli una grande bistecca, come d’abitudine negli Stati Uniti, dall’aspetto allungato.

Ma il vero motivo per cui si va nella nuova steakhouse di lusso è ovviamente un altro, è lui, è Salt Bae. Che finalmente arriva rubando la scena e lo sguardo di tutti i commensali.

Arriva. Massaggia. Taglia. Sballotta. Alla fine mette il sale, con la posa da torero che gli è propria e il classico gesto che evidenza i bicipiti poderosi.

Bello sì ma… lo abbiamo visto tante volte ormai, su telefoni e computer, da risultare vecchio, obsoleto, per il veloce mondo della rete e per buona parte dei clienti che son o lì per lui.

Per 320 dollari in due, compresi una fetta di torta baklava e un bicchiere di vino rosso turco a testa, è tempo che lo spettacolo metta in scena il secondo atto.

[Crediti: Eater, Dissapore]