Noma: il pop up restaurant a New York scatena la polemica

Lo chef René Redzepi non partecipa a un evento del ristorante Noma pop-up a New York e la cena viene offerta: inevitabile la polemica.

Noma: il pop up restaurant a New York scatena la polemica

Si è mai vista una polemica per una cena offerta? Beh, se il ristorante è uno dei più famosi (e cari) del mondo, ovvero il leggendario Noma, che per qualche giorno ha aperto un pop-up a New York, forse ci sta. E ci sta ancora di più se l’evento, già esclusivo perché riservato ai possessori di una certa carta di credito, è risultato addirittura gratuito per l’assenza dell’altrettanto leggendario chef René Redzepi, malato di Covid.

È andata così, come racconta il sempre puntuale Eater: il mese scorso American Express ha annunciato che lo staff del Noma sarebbe stato a Brooklyn per cinque sere dal 16 al 20 maggio. Potevano prenotare solo i titolari di carte American Express, per l’appunto, ovviamente non tutte ma quelle di un certo livello: quelle che richiedono tipo dai 500 ai 5000 dollari all’anno per far accedere a privilegi come questo. I biglietti per la cena costavano $ 700 a persona, per un minimo di due persone.

Lo chef René Redzepi avrebbe dovuto essere presente tutte le sere. Ma poi lo chef – cosa imprevedibile eh, visto che siamo solo da due anni nel mezzo di una pandemia – è risultato positivo al Covid, e quindi non è andato. Ha mandato un video però, come si fa in questi casi: un video di presentazione e di “scuse”. Ma American Express ci ha messo il carico da novanta: ha annunciato che tutte le cene sarebbero state offerte. Noma gratis. Solo perché non c’era la chef-star.

E qui parte la polemica, e si scatena l’ironia dell’autore, Ryan Sutton: che fa notare come una cosa del genere sia d’uopo quando al ristorante ti capita una disgrazia grossa, tipo una intossicazione alimentare o una mosca nel brodo. Il ristorante offre tutto il pasto, per farsi perdonare e provare a non finire in tribunale, dovendo scusarsi di una propria colpa. Ma qui? I commensali hanno mangiato, e anche bene si suppone. Questo evidentemente la dice lunga sul reale interesse di questi eventi “esclusivi”, volto più alla forma che alla sostanza. L’autore si scatena: allora, dice, se vado al Noma a Copenhagen e scopro che in cucina Redzepi non è presente – come spesso capita ai cuochi famosi, e non c’è niente di male – chiedo il rimborso?

E prosegue: “L’American Express non dà il cattivo esempio a commensali privilegiati che si lamentano del fatto che i loro super chef preferiti non sono presenti all’ora di cena – e devono scusarsi per questo – perché stanno cercando di rimanere in salute in mezzo a un’epidemia globale che ha ucciso milioni di persone? In un’era in cui il prezzo del cibo sta salendo ovunque, in cui le persone stanno dando fondo alle loro carte di credito e pagando tassi di interesse paralizzanti per potersi permettere un pasto serale, se un’azienda da $ 117 miliardi dovesse davvero distribuire 1.400 dollari di pasti gratuiti non potrebbe darli a persone che non possono permettersi tali lussi, invece di usarli per coccolare i loro titolari di carte premium? L’American Express vuole davvero promuovere l’idea che cenare fuori non vale niente – che non dovrebbe costare nemmeno un dollaro – senza uno chef famoso che supervisiona le cose?”.