Nutriscore, uno studio boccia anche le nuove modifiche: “Favorisce i prodotti ultra lavorati”

L'etichetta a semaforo del Nutriscore continua a far discutere: uno studio di una Ong ha evidenziato alcuni nuovi limiti.

Nutriscore, uno studio boccia anche le nuove modifiche: “Favorisce i prodotti ultra lavorati”

Il dibattito che vede al centro il Nutriscore, ormai iconico sistema di etichettatura “a semaforo”, non accenna ad avere fine: le più recenti modifiche apportate dal suo comitato scientifico, che attraverso una nuova formula di classificazione dovrebbero migliorare la classificazione di alimenti come l’olio d’oliva, sono state prese in esame dagli esperti della Ong a tutela dei consumatori Safe Food Advocacy Europe, risultando responsabili di “nuove distorsioni”. In altre parole, pare che il semaforo del Nutriscore continui a restare un sistema di informazione concettualmente fuorviante: i ministri dell’agricoltura del Vecchio Continente torneranno a discuterne in via informale nella giornata di lunedì, durante la pausa pranzo del Consiglio Ue.

nutriscore

In particolare, Safe ha sottolineato come “l’olio extra vergine e quello di sansa ottengano entrambi un punteggio A” anche se il primo ha un tenore molto più alto di grassi monoinsaturi e di vitamine A e E; e successivamente, dopo aver condotto un’analisi comparativa con altri sistemi di etichettatura dello stesso tipo, concluso che “spesso i risultati di Nutriscore sono apparsi molto più favorevoli a prodotti ultra-lavorati o ad alto contenuto di zuccheri”.

Altro difetto “congenito” del Nutriscore emerso dalle analisi di Safe è la classificazione degli alimenti secondo una porzione standard di 100 grammi: se infatti questo sistema “sembra funzionare bene nella valutazione del punteggio nutrizionale per i prodotti multi-ingrediente”, si rivela tuttavia “inadeguato per i prodotti monoingrediente, in quanto si riferisce ad una quantità che non corrisponde all’assunzione potenziale del consumatore”. In conclusione, la Ong raccomanda la Commissione di tenere conto di queste limitazioni , introducendo magari un criterio per porzione (e non per 100 grammi) e di testare il sistema per tre anni prima di adottarlo ufficialmente.