Oscar Farinetti se la prende con Bologna: sicuro che sia il modo per far crescere Fico?

Secondo Farinetti, l'unico errore nella concezione di Fico è stato farlo a Bologna.

Oscar Farinetti se la prende con Bologna: sicuro che sia il modo per far crescere Fico?

Non c’è niente da fare, quello del flop di Fico resterà un fardello che il patron Oscar Farinetti non riuscirà mai a scrollarsi di dosso. Neppure ora dopo che la struttura è stata riconvertita, senza nemmeno troppa convinzione, in quella sorta di parco di divertimenti che vorrebbe essere Grand Tour Italia.

In una sua recente intervista rilasciata a Quindici, rivista bisettimanale del master in giornalismo dell’Università di Bologna, e riportata da BolognaToday, Farinetti ritorna sull’argomento e, come da sua abitudine, non sta certo sulla difensiva né cerca toni accomodanti o diplomatici: secondo lui è stato fatto un unico errore, scegliere la città petroniana.

L’intervista a Farinetti

fico eataly

Sulla bontà di Fico non cede di un passo, per lui resta un’intuizione geniale. Cos’è andato storto allora?

“Sono fiero dell’idea, il format era pazzesco, di una bellezza inaudita; l’errore è stato farlo a Bologna. Mi sono fatto conquistare dalle proposte che mi arrivavano, ho creduto nel progetto e in chi me l’aveva venduto e ci sono cascato. Prendo in prestito le parole di Guido Piovene, giornalista che nel suo ‘Viaggio in Italia’, celebre guida letteraria della Penisola di fine anni ’50, definì i bolognesi come ‘stupidamente polemici’ ”.

Secondo il patron di Eataly, c’era un’unica sede adatta: “Milano. Sarebbe stato perfetto per il dopo Expo, poteva funzionare solo lì”.

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Certo, prendersela col pubblico locale non sembra proprio l’idea migliore, soprattutto un Grand Tour Italia che non sta raggiungendo gli obiettivi auspicati: “le aspettative erano altissime e sicuramente i ricavi saranno meno di quanto speravamo. Posso dire di non aver mai azzeccato un budget nella mia vita, ma l’imprenditore che preferisco fissa sempre obiettivi ambiziosi anche se sa che probabilmente non li raggiungerà mai”.

Secondo Farinetti però, qualcosa di buono Bologna ce l’ha: il turismo di massa, quello tanto stigmatizzato dal New York Times che l’aveva dipinta come un inferno mortadelloso.

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“Forse la stupirò ma penso che quello di Bologna sia un modello virtuoso. Io sono per il turismo di massa e trovo ipocrita pensare che solo i ricchi possano accedere a un certo tipo di offerta turistica e di ristorazione. In Italia abbiamo 55 patrimoni Unesco, dobbiamo portare i turisti a visitarli tutti, anche quelli che ora sono esclusi dagli itinerari; in questo senso l’utilizzo dell’agroalimentare sul modello dei taglieri di Bologna può aiutare”.

E sull’inchiesta di Report che ha preso di mira anche le istituzioni pubbliche coinvolte nel progetto, taglia corto: “Non conosco niente di ciò che riguarda lo sviluppo immobiliare, non c’entro nulla con quei progetti. Però devo dire che nel mio caso Report ha condotto l’inchiesta in modo vigliacco perché è partito da una tesi precisa facendo di tutto per confermarla a prescindere da quella che era la realtà”.