Pagare gli allevamenti intensivi per farli chiudere: la soluzione dell’Olanda

L'Olanda ha formulato una soluzione particolare per risolvere l'inquinamento degli allevamenti intensivi: pagarli per farli chiudere.

Pagare gli allevamenti intensivi per farli chiudere: la soluzione dell’Olanda

Inquini troppo? Non c’è problema – ti pago per farti smettere di lavorare. Questa, in soldoni, è l’idea dell’Olanda per risolvere il ben noto legame che lega tra loro gli allevamenti intensivi (o le aziende agricole se preferiamo un approccio più generale ma, è doveroso dirlo, meno preciso) e l’inquinamento. Fantascienza? No, tutt’altro. A onore del vero occorre sottolineare che, al momento, l’intera iniziativa è ancora in cantiera, un progetto che tuttavia le autorità governative olandesi non hanno esitato a fare rientrare nel piano da 25 miliardi di euro atto a ridurre drasticamente le emissioni di azoto a livello nazionale. E il proverbiale appuntamento con il destino, nel frattempo, si avvicina: stando alla stampa locale la decisione finale sarà comunicata per domani, venerdì 25 novembre.

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Pagati per chiudere: le proteste degli agricoltori

allevamento

Ok, tutto meraviglioso – ma qui abbiamo scomodato un’idea che forza le regole del paradosso. Pagare qualcuno per farlo smettere di lavorare? Ma come funziona? È presto detto: l’intento dell’iniziativa è quello di pagare gli agricoltori che operano in prossimità delle aree più sensibili il 120% del valore delle loro aziende (a patto che queste siano state individuate come “altamente inquinanti”) in modo da farle chiudere. Si tratta di un progetto che, come potrete certamente aver intuito, non sarà mai destinato ad andare in porto senza qualche discussione – tanto che, come avremo modo di vedere, sono già scoppiate diverse proteste -: come fare, dunque, con coloro che semplicemente si rifiuteranno di accettare l’offerta?

L’alternativa esiste, oh già. Tutti coloro che decideranno di non “collaborare” dovranno necessariamente impegnarsi a soddisfare requisiti ambientali ancora più severi e, in caso di superamento dei limiti di inquinamento da azoto, le aziende in questione si troveranno a pagare imposte particolarmente salate su tali emissioni. In altre parole – soldi (tanti) per chi è d’accordo, regole più severe per chi invece preferisce continuare la propria attività.

Come abbiamo accennato l’idea non ha suscitato un successo immediato tra gli agricoltori, tanto che negli ultimi tempi si sono registrate proteste in massa con tanto di attacchi alle case dei ministri – una risposta così violenta che ha spinto il ministro dell’agricoltura, Henk Staghouwer, a presentare le proprie dimissioni dopo appena nove mesi di lavoro. Non mancano, tuttavia, le frange della filiera che hanno mostrato un atteggiamento più positivo, arrivando addirittura ad abbozzare un cauto ottimismo: “È un’offerta allettante”, ha dichiarato il gruppo di pressione agricola Lto Nederland; mentre il gruppo di agricoltori militanti Agratie ha commentato la natura bipartita dell’iniziativa come “una buona cosa”.

Sarà la fine degli allevamenti intensivi in Olanda? Probabilmente no. L’iniziativa, tuttavia, va a inserirsi in un mosaico globale di progetti similarmente concreti, come la famosa tassa sui rutti introdotta in Nuova Zelanda.